Mostra museo della Resistenza e del ‘900

Emilia Romagna | Imola (BO)

Il luogo e le vicende

All’indomani dell’8 settembre 1943, anche a Imola presero vita le prime formazioni partigiane. Dopo la fase iniziale delle bande, nell’aprile 1944 Giovanni Nardi “Caio” e Luigi Tinti “Bob”, con una ventina di partigiani imolesi e faentini, presso la Faggiola e il Falterona, diedero vita alla 4ª Brigata Garibaldi, poi ribattezzata 36ª Brigata Garibaldi “Bianconcini” in onore di Alessandro Bianconcini, antifascista e partigiano fucilato il 27 gennaio del 1944. In essa confluirono i gruppi guidati da Libero Lossanti “Capitano Lorenzini”, il primo comandante della 36ª, ed Ernesto Venzi “Nino”, entrambi con una dura esperienza partigiana in Veneto. Morto Lossanti il 14 giugno, il comando venne assunto da Luigi Tinti “Bob” che lo mantenne sino alla fine. Alla fine di luglio, la 36ª disponeva di circa 1.200 uomini, protagonisti di combattimenti quasi quotidiani nel cuore della Linea Gotica tra cui quelli del settembre e ottobre 1944 a Ca’ di Guzzo, Monte Battaglia, Santa Maria di Purocielo, combattimento che permise alla brigata di attraversare il fronte e ricongiungersi agli Alleati in località Portico. Il Cln imolese era composto da rappresentanti del Partito comunista, socialista, repubblicano, della Democrazia cristiana e degli anarchici. Il primo segretario fu Francesco Sangiorgi, poi, dal novembre 1943, Ezio Serantoni. Il Cln coordinava anche le azioni delle squadre Sap che, nell’Imolese, erano organizzate in tre battaglioni: Pianura, Città e Montano ed operavano in un ambiente ad alto rischio per la presenza fitta di nazisti e fascisti. Molte furono le azioni quotidiane di lotta e di sabotaggio di cui esse furono protagonista, come quella del 14 settembre 1944 quando il battaglione pianura occupò Sesto Imolese e il presidente del Cln Ezio Serantoni tenne un discorso alla popolazione; oppure quella del 6 ottobre a Ca’ Genasia di Ghiandolino dove rimasero uccisi in uno scontro con i tedeschi i partigiani Rino Ruscello, Marino Dalmonte e la staffetta Elisa Gambassi. Per l’intensità della lotta partigiane nell’intero suo territorio, Imola fu insignita della medaglia d’oro al valor militare.

Il Centro Imolese Documentazione Resistenza Antifascista è nato nel 1983 per iniziativa del comune di Imola e delle locali Anpi, Anppia e Aned, depositarie di un importante patrimonio fotografico e documentario, raccolto in particolare da Elio Gollini che, già durante la Resistenza aveva conservato preziosi originali della stampa clandestina prodotta e/o diffusa nell’Imolese dal 1943 al 1945, documenti riguardanti le decisioni politiche e militari, la corrispondenza del PCI fra Imola e Bologna, i rapporti con le brigate partigiane, con il CUMER (Comando unico militare Emilia-Romagna), i Gruppi di difesa della donna, i movimenti sindacali. Documentazione che ha costituito la base per la raccolta di quel primo nucleo di documenti e materiali che ha permesso l’avvio dell’Istituto. Nel 1984, in occasione dell’annunciata consegna alla città della medaglia d’oro al valor militare, maturò l’idea di elaborare un percorso espositivo sull’esperienza cittadina durante il ventennio fascista e la lotta di Liberazione. Nacque così un museo articolato in sei sezioni che raccontano la storia di Imola dal ventennio alla ricostruzione, con particolare attenzione alla deportazione e internamento militare in Germania. Alla sua elaborazione lavorarono cittadini ed ex partigiani ed un comitato scientifico composto da storici e insegnanti. Nonostante sia definito “mostra” della Resistenza e del ‘900, il percorso ha vera e propria dignità museale ed espone in teche documenti ed oggetti originali dell’epoca In quanto centro di documentazione, il Cidra ha un ricco patrimonio documentario; nel 2002, inoltre, è stata apportata una modifica al suo statuto che ne ha allargato le competenze alla storia contemporanea ‒ e al ‘900 in particolare ‒ in modo tale da permettere al centro di acquisire altri importanti archivi non strettamente connessi alla lotta di Liberazione come, ad esempio, l’archivio della Lega cooperative di Imola o un’interessante documentazione sulle agitazioni studentesche del ’68 in città. Il museo trova spazio all’interno della quattrocentesca Casa Gandolfi in pieno centro cittadino.

 

 
Comune di Imola