Casa delle Memorie

Piemonte | San Donato di Mango (CN)

Il luogo e le vicende

Mango è un piccolo paese di origine e impianto medievale arroccato tra le colline e i vigneti della Valle Belbo. A breve distanza, poche case formano la frazione di San Donato, luogo panoramico e borgo di cerniera per entrare nel territorio dell’Alta Langa montana, dove Beppe Fenoglio ambientò il suo romanzo breve La Malora e altri racconti sulle vicende della guerra partigiana.

Tra l’estate e l’autunno 1944, il territorio di San Donato rientrava in quella vasta zona libera controllata dalle formazioni partigiane che andava dal Tanaro alla Val Bormida, da Canelli a Ceva, e che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nella liberazione di Alba tra l’ottobre e il novembre 1944. Nell’Osteria della Posta di San Donato, poi, aveva il proprio comando la 2ª Divisione Langhe comandata da Piero Balbo “Poli” (il comandante “Nord” de Il partigiano Johnny), con la quale combatté lo stesso Fenoglio. Oltre ai partigiani di “Poli”, a San Donato stava anche Don Luigi Servetti, una figura di forte temperamento, molto popolare nella zona che, negli anni successivi, sarebbe diventato un personaggio letterario nei racconti partigiani di Fenoglio col nome di «don Bestia», la «pecora nera del clero albese». Egli fu nominato parroco di San Donato nei primi giorni del dicembre 1940 e, nei mesi della guerra partigiana, visse fianco a fianco con le squadre dei “ribelli”. Giorno dopo giorno, segretamente, tenne un diario degli avvenimenti che segnarono la storia di San Donato e delle borgate vicine, un diario in cui raccontava delle operazioni di stanziamento dei partigiani, delle loro operazioni militari, delle rappresaglie fasciste e naziste, delle retate, degli eccidi e dei rastrellamenti, come quello tedesco del 19 novembre quando egli stesso venne arrestato e condotto a Cuneo per essere fucilato e fu salvato solo per l’intervento del vescovo di Alba Luigi Maria Grassi.

Don Luigi Servetti è passato alla storia e ricordato con il soprannome di “Pastor Banditorum”, per essersi schierato apertamente a favore dei partigiani che nascondeva nell’infernot, gli scantinati della canonica.

Nell’agosto 1995, nella vecchia casa canonica di don Luigi Servetti, l’Associazione Arvangia ha allestito un piccolo museo storico-etnografico, denominato la Casa delle memorie. Si tratta di un allestimento anomalo ma del tutto originale e di singolare interesse, una galleria di ambienti, arredi, documenti e cimeli che mirano a rievocare l’antica civiltà rurale della Langa e alcuni aspetti della sua storia e cultura popolare. Un piccolo museo del territorio, nutrito e animato dal lavoro volontario dei soci dell’associazione, nel quale alla Resistenza è dedicata una delle pagine principali, inserita però in un contesto ben più ampio. I materiali sono stati recuperati nelle case della zona, nelle cascine abbandonate e negli archivi familiari, frugando nei sottoscala e nei ripostigli, interpellando testimoni di vicende e tempi lontani. Il percorso si apre con la ricostruzione della vecchia cucina di don Servetti, arredata con mobilio e oggetti tradizionali che mira a rendere l’essenzialità, la semplicità e la povertà della cucina contadina langarola. In un’altra sala, intitolata La terra promessa degli emigranti, si trovano i ricordi di coloro che se ne andarono, una raccolta di fotografie, cartoline, lettere e testamenti a documentare il grande esodo che, un secolo fa, costrinse molti langhetti verso la mitica “Merica”, in particolare l’Argentina. Altra tappa del percorso è L’angolo del naso bagnato, una sala che con vecchi banchi, sussidiari, quaderni e lavagne, rievoca gli ambienti della scuola rurale durante il ventennio fascista. L’ultimo locale, I banditi di don Bestia, ospita una mostra dedicata alla Resistenza tra Belbo, Bormida, Tanaro e Langhe, con documenti, immagini e ricostruzioni di episodi (eccidi, rastrellamenti ed imboscate) che coinvolsero la 2ª Divisione Langhe, le cui vicende furono descritte da Beppe Fenoglio ne Il partigiano Johnny. Da finestre di vetro ricavate nel pavimento del piano terreno sono inoltre visibili i sotterranei della canonica dove armi e partigiani venivano protetti e nascosti da don Servetti. Oltre alla casa vera e propria altri locali fanno parte del museo: nell’ex pollaio della canonica – Il nido dell’artista – sono periodicamente allestite mostre di artisti ospitati dal museo per dare sfogo alla propria creatività a confronto con la cultura e il paesaggio langarolo. Nel solaio, invece, sono raccolti gli archivi di alcune famiglie della zona e, nelle aule dell’ex scuola elementare, è ubicata la cà der pais, la casa dei mestieri scomparsi, contenente raccolte fotografiche, oggetti e cimeli che rievocano la perduta civiltà rurale langarola. Dalla Casa delle memorie passano anche alcuni sentieri che ricalcano il cammino dei personaggi fenogliani come, ad esempio, quello percorso dai alcune squadre partigiane in ritirata da Alba nel novembre 1944, quando reparti fascisti si rimpadronirono della città liberata. Questi itinerari, ispirati per lo più a Il partigiano Johnny, attraversano il comune di Mango e sono segnalati da pannelli che riportano quei brani del romanzo che più si riferiscono al territorio.

Associazione culturale Arvangia