Emilia Romagna | Ferrara (FE)
- resistenza nelle città,deportazione e internamento
Il luogo e le vicende
La comunità ebraica ferrarese, le cui origini risalgono al XII secolo, negli anni trenta del secolo scorso era composta da circa 700 cittadini, molti dei quali con ruoli di primo piano nella vita culturale ed economica della città: docenti universitari, presidi, professionisti, presidenti e direttori di tutta una serie di uffici pubblici, proprietari terrieri e qualche industriale. Il podestà della città Renzo Ravenna era ebreo, così come i due presidi dei licei, il segretario generale della Provincia, il giudice istruttore, il direttore delle carceri, il presidente dell’Unione Fascista e tanti altri eminenti cittadini. Contro di loro, come nel resto d’Italia, con la pubblicazione del Manifesto della razza il 4 luglio 1938 cominciò una radicale campagna antisemita: già nell’agosto 1938 iniziarono le operazioni di censimento che dovevano quantificare e qualificare la locale popolazione israelita. Ad esse seguirono l’espulsione degli studenti e dei docenti da tutte le scuole e dalle università, il divieto di matrimonio tra ”ariani” ed ebrei, il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di “razza ariana”, il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico – come banche e assicurazioni – di avere alle proprie dipendenze ebrei, la revoca della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919, il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e le forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni libere e intellettuali. Questi provvedimenti previsti dalle leggi razziali provocarono nella comunità ferrarese disorientamento e incertezze ma i più tentarono di condurre, nonostante tutto, una vita dignitosa, pensando che le cose avrebbero potuto risolversi, tanto che pochissimi, solo i più avveduti se ne andarono da Ferrara e dall’Italia. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’occupazione tedesca di Ferrara e l’istituzione della Repubblica Sociale (Rsi) la persecuzione divenne arresto, deportazione ed eliminazione. Furono circa un centinaio gli ebrei ferraresi brutalmente deportati prima al campo di smistamento di Fossoli, e poi nei campi di sterminio nazisti, per la maggior parte ad Auschwitz. Di questi solamente cinque fecero ritorno.
Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) è stato istituito a Ferrara in base alla legge 17 aprile 2003. Fino ad allora, il Museo ebraico della città si trovava in un palazzo di Via Mazzini (già contrada Sabbioni) donato alla comunità da ser Shemel Melli. Fin dal Quattrocento questo palazzo era il cuore della comunità cittadina, sia perché qui era sorta la prima Sinagoga della città, sia perché questa era stata una delle vie commerciali più importanti del ghetto istituito nel 1627. Il palazzo, tuttavia, non era completamente dedicato al museo, ma vi trovavano posto anche due sinagoghe, il tribunale rabbinico e uffici comunitari. La nuova sede del MEIS è oggi costituita dall’ampio complesso delle ex carceri cittadine a breve distanza dall’area dell’ex ghetto, edificio inaugurato nel 1912 e dismesso nel 1992. Lasciato in abbandono per diversi anni, dal 2003 esso è stato al centro di qualificati interventi urbanistici e architettonici, volti a recuperare per la città un luogo di segregazione e di esclusione. L’ex carcere, infatti, è drammaticamente legato anche alle vicende di Ferrara durante il regime fascista: in esso furono incarcerati antifascisti ed ebrei, alcuni dei quali barbaramente seviziati dai fasciste della Rsi o deportati nei lager nazisti. Tra gli ebrei qui reclusi, tra il maggio e il luglio del 1943 cu fu anche un detenuto illustre, lo scrittore Giorgio Bassani. Oggi il Museo è un luogo privilegiato in cui conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano e una sua sezione è dedicata alle testimonianze delle persecuzioni razziali e della Shoah in Italia. La gestione del Museo è affidata ad una Fondazione costituita tra il Ministero per i Beni e le attività Culturali, il Comune di Ferrara, il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) e l’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane). Il museo organizza attività didattiche, manifestazioni, incontri nazionali e internazionali, convegni e mostre permanenti e temporanee, proiezioni di film e di spettacoli sui temi della pace e della fratellanza tra popoli e dell’incontro tra culture e religioni diverse. Scopi del museo sono, infatti, da un lato illustrare la storia ebraica italiana nel contesto del più vasto ambito europeo e mediterraneo e, dall’altro, promuovere attività culturali volte a mettere a frutto il patrimonio di saperi, attività, idee ed esperienze testimoniate dalla più che bimillenaria presenza ebraica in Italia. Per conseguire tali fini, l’esposizione permanente è integrata con una biblioteca, un centro studi e spazi riservati all’infanzia. Particolare attenzione è riservata alle nuove tecnologie.
- Via Piangipane 79-83 - Ferrara (FE)
- 0532 769137
- 0532 1912039
- info@meisweb.it
- meis@coopculture.it
- www.meisweb.it
- Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara
- Museo Ebraico di Bologna
- Museo monumento al deportato politico e razziale di Carpi (M0)
- Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei, Roma-Bari, Laterza, 2003
- Cesare Moisè Finzi, Qualcuno si è salvato, ma niente è stato più come prima, a cura di Lidia Maggioli, Il Ponte Vecchio, Cesena 2006
- Paola Frandini, Giorgio Bassani e il fantasma di Ferrara, Piero Manni, San Cesario di Lecce 2004
- Antonella Guarnieri, Dal 25 luglio a Salò. Ferrara 1943. “Nuova” interpretazione della lunga notte, 2G, Ferrara 2008
- Laura Graziani Secchieri (a cura di),Ebrei a Ferrara. Ebrei di Ferrara. Aspetti culturali, economici e sociali della presenza ebraica a Ferrara (secc. XIII-XX), Giuntina, Firenze 2014
- Annie Sacerdoti, Guida all'Italia ebraica, Marietti, Genova 1986.