Museo della Resistenza

Liguria | Leca di Albenga (SV)

Il luogo e le vicende

Teatro di un possibile sbarco alleato, strategica via di transito lungo la dorsale tirrenica e attraverso i valichi appenninici, l’intera regione ligure mantenne, per tutto il periodo della lotta di Liberazione, una posizione centrale e strategica per le forze naziste di occupazione, che tennero sempre elevato il livello delle azioni repressive. Ne è un esempio quanto avvenne ad Albenga, dove tra i mesi di dicembre 1944 e febbraio 1945 la Wehrmacht assassinò una sessantina di persone (in gran parte civili) in un bunker alla foce del fiume Centa. Tuttavia, i rastrellamenti e le operazioni di controllo tedesche o fasciste, pur sottoponendo le formazioni partigiane a prove molto dure, non conseguirono mai risultati decisivi. Pur essendo in provincia di Savona, le brigate partigiane attive nella zona di Albenga furono inquadrate soprattutto nelle formazioni imperiesi della I zona operativa ligure, in particolare nella 2a divisione d’assalto Garibaldi “Felice Cascione”, che prese il nome dal comandante di uno dei primi nuclei di resistenza della zona di Imperia. Laureato in medicina, “U megu” (il medico, il suo nome di battaglia durante la clandestinità), dopo essere stato incarcerato nell’estate 1943 per la sua attività antifascista, salì in montagna all’indomani dell’8 settembre e divenne subito il comandante della prima formazione partigiana del levante imperiese. Personaggio dal grande carisma, conosciuto dai contadini di tutta la zona e ben noto anche ai tedeschi e ai fascisti, fu ferito e ucciso a ventisei anni, dopo solo 141 giorni di lotta partigiana, durante il rastrellamento del 27 gennaio 1944 che sorprese il Comando nella base di case Fontane di Alto, nel basso Cuneese. Felice Cascione è anche l’autore dell’inno partigiano “Fischia il vento”, scritto tra il 22 e il 24 dicembre 1943, durante uno spostamento della brigata su un sentiero del Basso Cuneese, alle spalle di Albenga. L’influenza di Cascione e della sua vicenda di partigiano fu determinante anche sul giovane Italo Calvino, che nel 1946 scrisse: “I primi morirono. Ma non fu vano il tuo sangue, Cascione, primo, più generoso e più valoroso di tutti i partigiani. Il tuo nome è ora leggendario, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s’arruolarono sotto la tua bandiera”. La notizia della morte in combattimento del medico di Imperia ebbe un grande effetto su Calvino e lo portò a superare le ultime perplessità circa la scelta da compiere, arruolandosi nelle fila garibaldine.

Le origini del piccolo museo della Resistenza di Albenga risalgono alla fine degli anni Ottanta, quando la locale sezione Anpi riuscì ad allestire una mostra fotografica itinerante con l’obiettivo di documentare i protagonisti e le vicende più rilevanti della lotta partigiana nella zona. Dopo qualche anno l’esposizione – con la collaborazione dell’Istituto della Resistenza di Imperia e del Comune di Albenga – si trasformò in un allestimento permanente e nel 1990 fu collocata in un salone del palazzo Ester Siccardi, nel centro della cittadina. Nel gennaio 2005, in seguito alla necessità di restaurare il palazzo, la mostra è stata costretta a trasferirsi nella piccola frazione di Leca, a circa 3 km da Albenga, nei locali contigui alla sede della sezione Anpi “Felice Cascione”. La grande sala d’ingresso è attrezzata con pannelli alle pareti che ospitano oltre duecento fotografie (soprattutto ritratti partigiani e scene di vita quotidiana) e manifesti nazisti o della Repubblica di Salò contro i “ribelli” o di rivendicazione dell’esecuzione di partigiani nella zona di Albenga, ciascuno corredato da didascalie esplicative. Nell’altra saletta, alle spalle della sala centrale, sono esposte quasi esclusivamente le dolorose immagini delle vittime fucilate dai tedeschi al vicino bunker alla foce del Centa, riesumate subito dopo la Liberazione, e quelle di partigiani e civili morti nei campi tedeschi. Le bacheche al centro del salone custodiscono, in modo ordinato e preciso, i cimeli della lotta dei partigiani di Albenga, principalmente armi, sia italiane che tedesche, ma anche oggetti di uso quotidiano, come zaini, binocoli, macchine da scrivere o i bidoni contenitori degli aviolanci alleati: per mantenere viva la conoscenza e non disperdere il valore del materiale esposto, inoltre, ogni singolo pezzo è stato catalogato, in modo da documentarne l’utilizzo e l’esatta provenienza. Alla memoria di Felice Cascione, sulle alture alle spalle di Albenga, il 27 aprile 2003 è stato inaugurato un monumento, dedicato alla pace e alla resistenza ligure: la stele, donata dallo scultore tedesco Rainer Kriester, era stata sfregiata, tre giorni prima dell’inaugurazione, da neofascisti che avevano anche tentato inutilmente di scalzarla dalle fondamenta. Inoltre, dal 1998 è attiva sul territorio l’associazione “Fischia il Vento”, il cui obiettivo principale è la riscoperta e la pulizia del sentiero lungo il quale furono scritte le parole di Fischia il vento. Il sentiero si snoda dal “Passu du beu” fino al “Casone dei Crovi” in località Curenna di Vendone: nella sua parte centrale è stato individuato un passo dal quale si può osservare tutto il percorso, ribattezzato “passo di Fischia il Vento”.

  In Auto: Dall’autostrada A10, uscita Albenga, proseguire per circa 3 Km in direzione Leca.
 
Istituto storico della Resistenza Imperia
Gestione: Anpi sezione “F. Cascione” Leca di Albenga