Casa della Memoria della Resistenza e della Deportazione

Piemonte | Vinchio d'Asti (AT)

Il luogo e le vicende

Vinchio d’Asti, è un piccolo paese nel cuore del Monferrato, un centinaio di case appoggiate l’una all’altra che si affacciano sui costoni circostanti. Durante la seconda guerra mondiale, in questi territori giunsero migliaia di sfollati, in fuga dalle grandi città come Genova e Torino, bersaglio dei bombardamenti alleati e, in tutto l’Astigiano, essi trovarono accoglienza e sistemazione nei piccoli paesi come Vinchio. Ma qui, dopo l’8 settembre 1943, si organizzarono anche diverse bande partigiane, soprattutto intorno a personaggi di indubbio carisma come Davide Lajolo o Dionigi Massimelli, comandante “Nestore”. Dall’estate 1944, poi, le diverse bande non solo si coordinarono e diedero vita a brigate e divisioni di diverso colore politico (le Garibaldi, le Matteotti, le Giustizia e Libertà e le Brigate Autonome) ma controllarono anche vaste porzioni di territorio astigiano ‒ la Repubblica dell’Alto Monferrato ‒ amministrato dai Comitati di liberazione nazionale. Le comunità contadine accettarono e, talvolta, subirono la presenza partigiana, sottoposte com’erano ai rischi delle rappresaglie naziste e fasciste. Soprattutto nell’inverno tra il 1944 e il 1945, infatti, rastrellamenti, razzie, arresti e deportazioni di civili, partigiani e renitenti, scatenarono la guerra nelle strade anche del più piccolo paese. La provincia di Asti, contò alla fine della guerra diverse centinaia di partigiani caduti e di civili uccisi o deportati.
Il museo è stato inaugurato nel 2008 ed è nato da una convenzione tra il Consiglio regionale del Piemonte e l’Istituto della Resistenza di Asti. Il filo conduttore dell’allestimento è il rapporto tra il mondo contadino, la Resistenza e la deportazione politica e civile, e si integra con percorsi di turismo culturale realizzati sul territorio delle Langhe e del Monferrato. Il Museo non conserva cimeli o oggetti ma bacheche illustrative e istallazioni che ricostruiscono la storia del territorio e del suo rapporto con la seconda guerra mondiale e la deportazione. È strutturato in più sale: nell’ampio terrazzo antistante ai locali, una decina di pannelli racconta il paese di Vinchio e la situazione della sua economia contadina tra il primo Novecento e gli anni Quaranta, dalla vita nelle campagne all’ascesa del fascismo nell’Astigiano, dallo squadrismo al consenso, dal prezzo pagato dalle campagne alle guerre fasciste al mito dell’Impero, dall’8 settembre alla guerra civile del 1943-45. Prima di accedere alla prima sala i visitatori possono entrare nella “tana”, cioè una sala che offre a piccoli gruppi di 5-7 persone la possibilità di sperimentare un’esperienza sensoriale in un nascondiglio partigiano durante un rastrellamento tedesco. Pareti di polistirolo ricoperto di sabbia e tufo, fascine che chiudono ogni passaggio, fasci di luce che filtrano qua e là nel buio riproducono l’ambiente asfittico del nascondiglio, mentre dall’esterno provengono i rumori, le voci dei contadini che aiutano i rintanati e quelle dei rastrellatori che cercano i partigiani. La prima sala è dedicata alla nascita e allo sviluppo del movimento partigiano astigiano, all’esperienza della Repubblica dell’Alto Monferrato dell’autunno 1944 e al rastrellamento dell’inverno 1944-1945. Una particolare attenzione è rivolta alle strategie di gestione e di controllo del territorio, sia da parte delle formazioni partigiane sia da parte dell’occupante tedesco. Sono presenti in questa sala una postazione video con filmati dell’epoca sulla quotidianità della lotta di Liberazione e immagini di partigiani. Altri pannelli riportano dati sul movimento partigiano piemontese ed astigiano mentre un touch screen ne illustra una serie di documenti. Su una parete sono proiettate cartine che descrivono la storia della repubblica partigiana e del rastrellamento nazista, mentre una documentazione audio propone l’ascolto dei passi più significativi della relazione tedesca del rastrellamento (“Operazione Koblenz”). La seconda sala è dedicata alla deportazione nei lager di partigiani, antifascisti, renitenti e civili. Anche qui un touch screen mostra le schede biografiche dei deportati astigiani e le loro foto; anche qui sono proiettati filmati con testimonianze di deportati astigiani, interviste, letture di loro pubblicazioni o memoriali. Completano la sala oggetti e/o immagini retroilluminate.
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Asti (Israt)