Rifugio Partigiano Detto Dalmastro

Piemonte | Dronero (CN)

Il luogo e le vicende

Lemma è una piccola località della Val Varaita composta da borgate dislocate tra i boschi. Fin dall’inizio della lotta partigiana venne scelta dalle formazioni di “ribelli” come punto di riferimento fisso per gli spostamenti di media valle: tappa per il rifornimento di viveri, per incontri di coordinamento, per trovare un punto di appoggio. Questo piccolo paese rivestiva infatti una posizione strategica assai favorevole alla guerriglia: scostato dall’arteria stradale principale, cui era collegato soltanto da una mulattiera, costituiva una sorta di “piccola capitale” dei boschi, essendo un frequentato centro di incontro e di approvvigionamento per la consistente comunità di agricoltori e di pastori che la raggiungeva dalle borgate circostanti attraverso una fitta rete di sentieri. Inoltre, Lemma era collegata con Venasca e con Busca tramite un variegato sistema di percorsi e itinerari e si trovava a poca distanza dalla strada militare, la quale consentiva rapido accesso ai valichi verso la media Val Maira. Oltre a questa ricchezza di collegamenti – e quindi anche di possibilità di spostamento, incontri e fuga – Lemma costituì una base preziosa per le formazioni partigiane anche per il rapporto che esse poterono costruire con la gente che vi viveva e un cippo eretto dai partigiani nel 1988 in omaggio alla popolazione della valle testimonia, ancora oggi, la generosa e concreta collaborazione che essa prestò alla stessa lotta durante i venti mesi della Resistenza. Ma in generale tutta la Val Varaita fu ben presto controllata dalle formazioni dei “ribelli”, tanto che nell’estate 1944 vi sorse la “Repubblica partigiana della Val Varaita” il cui centro fu, per 71 giorni, Venasca. Per questo, come altri paesi, borgate e frazioni, anche Lemma fu teatro di rappresaglia nel dicembre 1944 quando, nel corso di un rastrellamento nazista e fascista, quattro alpini del battaglione Bassano rimasero feriti in uno scontro con i partigiani che presidiavano la zona e diverse case vennero date alle fiamme.

Dal 2002, in una casa in sasso nella frazione Borgata Grossa di Lemma è stato allestito un piccolo museo della Resistenza che conserva ed espone cimeli e immagini delle brigate partigiane che operavano nella valle e, in particolare, della 181ª Brigata Garibaldi “Mario Morbiducci” e della 15ª Garibaldi “Saluzzo”. Si tratta di materiali che provengono da ex partigiani della zona che, oltre alla propria testimonianza, hanno depositato le proprie fotografie, gli abiti e le divise usati in quei venti mesi, le armi, le medaglie e le onorificenze. Il breve percorso museale procede attraverso il racconto di storie di vita come quella di Anna Arnaudo e “Zama” (Edoardo Zapata Grana), comandante della 15ª “Saluzzo”, compagni di battaglia e poi anche nella vita; quella di Maria Luisa Alessi, fucilata a Cuneo insieme ad altri quattro partigiani; quella di Antonio Favole, catturato nel rastrellamento di marzo ’44 con altri otto giovani che furono costretti a scavare la loro fossa poi, sdraiati a testa in giù in tre ordini di tre, dopo una raffica furono coperti di terra che, a detta di testimoni obbligati ad assistere, dopo due ore si muoveva ancora.

Queste storie di vita, oltre ad essere documentate nella mostra fotografica e documentaria sono rappresentate con manichini e scenografie installati non solo nella sala della mostra ma anche in altre costruzioni della borgata: in una piccola stalla di pietra poco distante, ad esempio, è ricostruita parte della vicenda di Gino Tescari “Adriano” il quale, caduto in un’imboscata di repubblichini della Divisione Monterosa nel novembre 1944 e riuscito a scappare, rimase qualche tempo nascosto in un ovile ferito a una gamba. Un’altra installazione, invece, mette in scena Mario Casavecchia “Marino”, commissario della 181ª Garibaldi e Lelio Peirano “King”, comandante di un distaccamento della stessa brigata, mentre su una mappa studiano e pianificano un’azione.

Altri episodi significativi della lotta partigiana nella zona sono poi rappresentati un po’ in tutto il borgo attraverso opere scultoree e affreschi dislocati tra le case e sui muri per opera dell’artista Riccardo Assom, ideatore dello stesso museo.

Dal museo, infine, partono alcuni sentieri attrezzati che fanno parte de I sentieri della libertà, gli itinerari sui luoghi della guerra, della Resistenza e della deportazione ideati nell’ambito del progetto transfrontaliero La memoria delle Alpi.

Associazione Ecomuseo della Resistenza e della civiltà montana