Emilia Romagna | Fidenza (Parma)
- resistenza nelle città
Il luogo e le vicende
Già ai primi anni del Novecento, Fidenza ‒ all’epoca Borgo San Donnino ‒ costituiva il secondo centro cittadino della provincia di Parma ed era sede di un importante nodo ferroviario. La presenza di una diocesi, di una pretura e, fino al 1927, di una sottoprefettura accentuavano il suo prestigio urbano, punto di riferimento politico, sociale ed economico per una vasta zona agricola estesa tra il confine piacentino, il Po, il Taro e le prime colline. All’indomani dell’8 settembre 1943, come altre città del nord Italia, anche Fidenza venne occupata dalle truppe tedesche per la sua caratteristica di snodo ferroviario oltre che per la presenza di industrie belliche. In città si stabilirono dunque comandi e reparti tedeschi mentre i gerarchi del Fascio repubblicano si riattivarono poco dopo la fondazione della Rsi. Contemporaneamente, alcuni “vecchi” antifascisti, già perseguitati dal regime, in collaborazione con alcuni dirigenti comunisti di Parma, iniziarono a gettare le basi organizzative della lotta partigiana e a stimolare la scelta di molti fidentini, prendendo contatto con i giovani militari sbandati e poi con quelli che non se la sentivano di rispondere alla chiamata alle armi del rinato governo fascista. Raggruppati in piccoli nuclei, questi giovani vennero accompagnati in collina, per lo più in val Ceno, nella zona tra Pellegrino Parmense e il confine piacentino: Iggio, Borla, Besozzola, Rigollo furono le loro prime destinazioni. Mentre nelle alte valli ad ovest della Cisa gruppi armati si stabilirono già nell’inverno 1943, in questa zona, più vicina alla pianura, i primi nuclei partigiani rimasero, in modo discontinuo, solo fino alla comparsa della prima neve, per brevi periodi e intervallati da frequenti discese al piano. Le cose cambiarono nella primavera successiva, quando alle bande riorganizzate dopo l’inverno si aggiunsero numerose reclute. Prima dell’estate, poi, intere zone passarono sotto il controllo partigiano, talvolta per effetto del ribaltamento in esse dei rapporti di forza tra “ribelli” e repubblichini, talaltra secondo disegni preordinati e piani d’attacco veri e propri, come quello che portò alla temporanea liberazione della Val Ceno nel giugno 1944. Durante i 20 mesi della lotta di Liberazione, la quasi interezza dei combattenti fidentini si riunì in due distaccamenti il “Barabaschi” e il “Guatelli”, intitolati entrambi a due loro compagni caduti nei mesi precedenti: Carlo Barabaschi (fucilato il 25 luglio nel cimitero di Piacenza) e Renato Guatelli, ucciso sulla via Emilia il 18 dicembre. Nel frattempo, le frequenti incursioni dei bombardieri alleati su Fidenza distrussero gran parte della città: soprattutto i bombardamenti del maggio 1944 recarono ingenti danni alla struttura urbana e ai servizi e provocarono la morte di oltre un centinaio di persone. Oltre a devastare quasi completamente il territorio cittadino, le bombe alleate paralizzarono in modo pressoché totale la vita quotidiana. Per il terrore di nuovi attacchi, infatti la maggior parte degli abitanti abbandonò la città e sfollò nelle frazioni vicine e sulle colline circostanti. Fidenza rimase poco più di una città fantasma. Il 10 aprile 1945 fu liberata dai partigiani fidentini.
Il Museo del Risorgimento di Fidenza è dedicato al garibaldino Luigi Musini (1843-1903), garibaldino locale e secondo deputato socialista del parlamento del Regno d’Italia. venne inaugurato nel 1959 all’interno di Palazzo Porcellini, costruito nell’immediato dopoguerra sulle macerie della locale rocca. Nucleo originario della collezione furono i cimeli donati dal figlio dello stesso Musini e la collezione di manifesti e cartoline raccolti dall’avvocato fidentino Nino Denti durante la guerra di Spagna. Dopo essere stato chiuso per molti anni, il museo fu riaperto nel 1989 e trasferito al primo piano del prestigioso ex convento settecentesco delle Madri Orsoline. La riapertura del museo coincise con un’opera di riallestimento che portò ad allargare il racconto museale dalla conquista francese del ducato di Parma nel 1802, fino alla nascita della Repubblica (2 giugno 1946),attraverso l’esposizione di materiali provenienti dall’Archivio Storico Comunale e dall’Archivio dell’Istituto storico della Resistenza di Parma. Vista la natura e provenienza del materiale esposto – cimeli bellici, manifesti, lettere, fotografie, stampe, incisioni, statue, litografie e oggetti vari -, i criteri di allestimento non hanno tentato di ricostruire puntualmente la vita della città dai primi del XIX secolo alla fine della seconda guerra mondiale ma, in questo lungo arco di tempo, hanno privilegiato alcuni momenti di particolare rilievo, mantenendo tuttavia una prospettiva piuttosto datata, ovvero quella che leggeva nella lotta di liberazione un secondo Risorgimento. I vari settori nei quali il museo si articola obbediscono dunque a due criteri di ordinamento, cronologico e tematico: oltre a ripercorrere alcune tappe della vita fidentina e nazionale – l’epoca napoleonica, il governo di Maria Luigia, i Borbone, il Risorgimento, gli anni di Umberto I, la Grande guerra, il Fascismo e le sue guerre e la Resistenza – sono sviluppati alcuni temi monografici come le figure di Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Verdi e Luigi Musini. Obiettivo del riallestimento fu sostituire al modello di “museo sacrario” che esponeva cimeli ‒ la cui funzione era suscitare un rapporto emotivo con il visitatore ‒ un museo il cui compito fosse soprattutto quello di dialogare con le giovani generazioni. Il percorso museale è articolato in nove sezioni cronologicamente ordinate, di cui sette, dal taglio fortemente biografico, dedicate all’occupazione francese del ducato di Parma ed al Risorgimento a Fidenza. Solo due sezioni sono dedicate alla storia del Novecento: la prima, intitolata “Dal maggio 1915 alla guerra di Spagna”, raccoglie oggetti e documenti della prima guerra mondiale, delle guerre coloniali fasciste e della guerra di Spagna (della quale sono conservati in particolare, cartoline e manifesti murali). L’ultima sezione, divisa in due sale, è dedicata alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza ed espone documenti ed oggetti relativi alla lotta di Liberazione, senza trascurare gli aspetti della guerra totale che più ebbero impatto sul territorio, come i bombardamenti alleati del maggio 1944 che distrussero gran parte della città. Quest’ultima sezione si apre dunque con testimonianze della difficoltà del vivere quotidiano a Fidenza durante la guerra, tra razionamenti dei consumi e timori di incursioni aeree. La seconda parte della sala è invece dedicata agli ultimi anni del conflitto e, in particolare, alla lotta partigiana nella zona. Il percorso museografico si chiude con immagini e manifesti comunali di Fidenza nel dopoguerra e agli albori dell’Italia repubblicana.
- Sala conference
- Catalogo del museo
- Visite guidate
- Attività didattiche
- Archivio storico
- Accesso e parcheggio disabili
- Parcheggi in zona
- Via Costa 2 - Fidenza (Parma)
- 0524517388 Museo
- i.botti@comune.fidenza.pr.it
- www.comune.fidenza.pr.it/museomusini/pag_museo.html
- Vittorio Barbieri, La popolazione civile di Parma nella guerra 1940-45, Associazione nazionale vittime civili di guerra – sezione di Parma, Parma 1975.
- Leonardo Tarantini, La resistenza armata nel parmense. Organizzazione e attività operativa, Istituto storico della resistenza, Parma 1978.
- Mario Rinaldi, Achtung! Banden! Album fotografico della guerra partigiana nel Parmense, Battei, Parma 1991.
- Carlo Gentile,Truppe tedesche e repressione antipartigiana nell'Emilia occupata, in "Storia e documenti", n. 6, 2001, pp. 115-36.
- Margherita Becchetti, Ilaria La Fata, Una comunità in guerra. Fidenza e i fidentini nella lotta di Liberazione. 1943-1945, Comune di Fidenza (Pr), 2003.
- Centro studi movimenti (a cura di), Una stagione di fuoco. Fascismo guerra resistenza nel Parmense, Fedelo’s, Parma 2015.