Mostra sulla Resistenza – La strage della Niccioleta

Toscana |

Il luogo e le vicende

La Resistenza nel territorio massetano affonda le sue radici nell’insieme di culture politiche di stampo repubblicano e democratico che, già nel corso del ’800, penetrarono nella società locale, favorendo una rapida crescita del movimento sindacale di stampo socialista, comunista ed anarchico. Questo, a sua volta, fu la base del successivo e diffuso appoggio della società civile alla causa dell’antifascismo. La lotta partigiana si sviluppò a partire dai primi mesi dopo l’8 settembre 1943, quando un esiguo gruppo di giovani decise di ribellarsi all’arruolamento della Rsi e di darsi alla macchia, dando vita al primo nucleo partigiano massetano (dal luogo d’incontro – l’antica Torre del Candeliere – vennero soprannominati i Ragazzi della Torre). Contemporaneamente un altro gruppo di antifascisti costituì il Comitato di Liberazione di Massa Marittima, che coordinò la formazione di una numerosa e agguerrita banda partigiana agli ordini del giovane Elzeviro Cerboni, poi catturato e ucciso nelle carceri di Pisa nel maggio 1944. Le formazioni partigiane del massetano nel gennaio del 1944 assunsero la denominazione di 3ª Brigata Garibaldi, forte di nuove adesioni e frazionamenti che finirono per disegnare una complessa geografia delle presenza partigiana e che resero molto difficile il controllo del territorio da parte dei tedeschi. Massa, inoltre, fu teatro di uno dei primi massacri di popolazione civile compiuti in Maremma dalle truppe tedesche: la strage di Niccioleta, un villaggio operaio creato dalla Montecatini nei pressi del paese, in una piccola valle da cui scaturivano i soffioni boraciferi. Il 9 giugno 1944 arrivò al villaggio una piccola banda di partigiani che requisì le armi alla squadra fascista di presidio e occupò la miniera, costringendo i fascisti del luogo a rimaner chiusi nelle proprie case per alcuni giorni, mentre i minatori organizzavano turni di guardia armata al villaggio e agli impianti minerari. Le truppe anglo-americane, attese dagli abitanti del villaggio, tardarono il loro arrivo che, il 13 giugno, fu anticipato da un reparto del terzo Polizei-Freiwilligen-Bataillon Italien comandato da Oberfuhrer SS Burger. Il reparto – composto da ufficiali tedeschi, sottufficiali tedeschi e da soldati italiani – circondò l’abitato e dopo accurate perquisizioni – che permisero il ritrovamento della lista della turnazione alla miniera, intesa come lista di nominativi di partigiani attivi – uccisero dapprima sei uomini accanto alla mensa del villaggio e successivamente radunarono 130 uomini che vennero fatti marciare e trasportati a Castelnuovo Val di Cecina. Lì furono divisi in tre gruppi: un primo, composto da 77 uomini, venne portato lungo una scarpata, in località Vallino, e venne massacrato; il secondo con 21 ostaggi venne trasferito a Firenze e poi in Germania; il terzo gruppo composto per lo più da uomini anziani venne liberato e fece ritorno al villaggio.

La mostra permanente della Resistenza è ospitata nella Sala consigliare del Comune di Massa Marittima, in una palazzina appena fuori dal centro storico della città, ed è intitolata alla medaglia d’oro al valor militare Norma Parenti, staffetta partigiana uccisa dai nazifascisti il 22 giugno 1944.

Fino al 2006, l’esposizione consisteva in una semplice raccolta di cimeli: fotografie, documenti e riproduzione di testate giornalistiche non organizzati in un percorso sistematico né contestualizzate storicamente. La raccolta rispondeva dunque alla sola necessità di ricordare gli episodi che avevano segnato duramente la comunità di Massa Marittima durante la guerra (le vedove della strage furono 51 e gli orfani 118).

In quella prima esposizione, le fotografie esposte lungo le pareti della sala ‒ provenienti dall’archivio Corrado Bianchi ‒ ricordavano il lavoro dei minatori nella località di Niccioleta e riproducevano i diversi momenti dei funerali delle vittime: il lungo corteo sul luogo della strage, il cimitero nei quali i corpi vennero trasportati, i volti delle vedove. Tra queste immagini, senza un ordine preciso, comparivano alcuni ritratti dei protagonisti della Resistenza massetana, i Ragazzi della Torre, ed alcuni scatti della liberazione di Massa; un grande ritratto di Norma Parenti, uccisa dai fascisti e dai tedeschi, era invece posto dietro il tavolo degli oratori.

Nel giugno del 2006 la mostra è stata oggetto di un nuovo riallestimento a cura dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, che ha collocato alcune delle immagini del fondo Banchi in una più adeguata cornice storica degli eventi resistenziali e, separatamente, della strage nazifascista della Niccioleta.

L’esposizione attuale si compone dunque di 5 pannelli sulla Resistenza massetana e 5 pannelli sulla strage della Niccioleta; le schede storiche sono state elaborate utilizzando fonti archivistiche e testimonianze orali, accanto a più recenti contributi storiografici relativi alla strage dei minatori.

I 5 pannelli sulla Resistenza disegnano il contesto in cui maturò e si sviluppò la lotta partigiana nel territorio di Massa Marittima, lotta che ebbe caratteristiche peculiari in termini di vivacità e coinvolgimento di tutte le componenti sociali. Il percorso delineato dai pannelli rende conto dello straordinario sostegno della popolazione alla Resistenza armata: il cibo e la protezione offerti dai contadini, i collegamenti assicurati dalle staffette, la solidarietà dei minatori, la complicità del clero, la disobbedienza della magistratura.

Ampio spazio è dato poi al contributo delle azioni militari dei partigiani massetani, compreso l’episodio più tragico e controverso, la “battaglia del Frassine”, del 16 febbraio del 1944 quando si concluse il grande rastrellamento sollecitato da una spia fascista che portò alla perdita di 5 uomini ma anche ad aspre polemiche sulla conduzione delle azioni militari da parte del comandante Chirici.

In un pannello che ricorda le molte azioni dei partigiani massetani sono state inserite anche immagini di un Combat film girato dagli operatori americani (conservato nell’archivio ISGREC), che documentano il cammino della banda del Chirici verso Massa Marittima.

Anche i 5 pannelli sulla vicenda di Niccioleta intendono mettere a fuoco il contesto e le peculiarità di questa strage di civili, una delle più feroci compiute dai nazifascisti lungo la linea della ritirata dell’esercito tedesco, tale da configurare uno degli esempi più lampanti della strategia del comando supremo tedesco, tesa a scoraggiare, mediante la violenza, l’appoggio della popolazione ai partigiani. Molti degli 83 minatori uccisi da forze fasciste e reparti germanici (Wehrmacht o SS) figuravano negli elenchi dei turni di guardia, decisi dagli stessi minatori per difendere gli impianti dalla furia dei nazisti. Non è stata provata nessuna correlazione con uccisioni di soldati tedeschi da parte di partigiani, tale da configurare l’ipotesi di una rappresaglia.

Grande spazio viene dato nei pannelli sia alla ricostruzione storica degli avvenimenti, sia al radicamento nella memoria collettiva di questo episodio, dalle prime commemorazioni nel 1945, ai monumenti e lapidi sparse in tutto il territorio, dalle prime ricostruzioni di Zannerini nel 1945 a quelle di Bianciardi e Cassola, fino ad arrivare alla ricostruzione del Prof. Paolo Pezzino.

  In Autoda nord: autostrada Genova – Livorno per Rosignano; fine Autostrada SS Aurelia uscita Follonica est, e seguire le indicazioni per Massa Marittima; da sud: autostrada Roma – Civitavecchia, proseguire poi per la SS Aurelia direzione Grosseto – Livorno, uscita Follonica Est, e seguire le indicazioni per Massa Marittima
  In treno: linea tirrenica da Roma e Pisa; Linea Torino/Roma, stazioneGrosseto; dalla stazione dei treni la Linea extraurbana per Massa Marittima.
Comune di Massa Marittima