Lombardia | Como (CO)
- resistenza nelle città
Il luogo e le vicende
Negli anni Quaranta Como era una città di modeste dimensioni – 57.000 abitanti – affacciata sulla riva occidentale del lago che, per la sua vicinanza con la frontiera svizzera e specialmente dopo l’8 settembre 1943, divenne per molti una finestra sul mondo. Militari sbandati, prigionieri alleati in fuga, ebrei italiani e stranieri ma anche dirigenti fascisti e comandi delle truppe tedesche di occupazione fecero del Comasco uno dei teatri principali degli ultimi accadimenti di guerra. Dopo i primi tentativi di organizzazione da parte di ex militari rifugiati sui monti all’indomani dell’armistizio, l’avvio del movimento partigiano vi prese forma concreta nella primavera 1944 ad opera dei partiti antifascisti e del Cln locale e, dopo l’estate, erano attive diverse brigate Garibaldi, Matteotti e Giustizia e Libertà. L’attività clandestina – cui contribuirono anche uomini inquadrati nella Guardia di finanza e il clero locale – si svolse in condizioni ambientali particolarmente pericolose, data la presenza a Como e in alcuni centri della provincia di importanti comandi, rappresentanze diplomatiche e residenze di ministri della Rsi e di alcune tra le più famigerate bande poliziesche come quella del “tenente Tucci” e del commissario Domenico Saletta. La liberazione della città avvenne in modo incruento il 26 aprile 1945 dopo la sosta di Mussolini e dei gerarchi in fuga mentre scontri a fuoco, con la morte di oltre 50 partigiani, si verificarono in provincia con le colonne naziste in ritirata.
Il “Museo storico G. Garibaldi” di Como fu ufficialmente istituito ed inaugurato nel 1932 nelle sale del piano nobile di palazzo Olginati, lasciato dalla famiglia omonima al Comune di Como a condizione che vi fosse allestito un museo intitolato a Giuseppe Garibaldi in memoria del soggiorno che egli vi fece nel 1866. Nell’edificio, dunque, furono trasferiti numerosi cimeli e reperti risorgimentali raccolti fra i cittadini comaschi che, dal 1884, erano stati sistemati nei locali del Liceo Volta. Pochi anni dopo, palazzo Olginati fu unito a palazzo Giovio-Lucini da due passaggi coperti, e venne creato un percorso espositivo unitario. Negli anni successivi le raccolte si arricchirono di nuovi lasciti e il museo si estese progressivamente. L’esposizione odierna corrisponde al lavoro di riallestimento curato nel 1963 da Mariuccia Belloni Zecchinelli che aggiunse al percorso storico una sezione etnografica, con sale dedicate agli usi e ai costumi delle valli lariane. Le prime sale della sezione “Risorgimento e Storia contemporanea” sono dedicate al periodo prerisorgimentale e risorgimentale: dall’epoca napoleonica ai moti carbonari; dall’insurrezione antiaustriaca del 1848 alla seconda guerra d’indipendenza e in particolare alla battaglia di San Fermo. A Garibaldi e ai garibaldini comaschi è inoltre dedicata un’intera sala, ricca di camicie rosse, cimeli bellici e anche di oggetti personali. La seconda parte della sezione storica è invece dedicata al Novecento o, meglio, alle guerre del Novecento, in particolar modo al primo conflitto mondiale e alla campagna d’Africa del 1935. Il materiale conservato è per lo più composto di reperti bellici e svariati oggetti di equipaggiamento militare. Della stessa natura – armi, divise e immagini – sono i reperti raccolti nell’ultima saletta riservata alla guerra 1940-1945, mentre della lotta partigiana sono conservati pochissimi cimeli in un’unica e piccola teca: una blusa e un elmetto con fazzoletto e stella rossi, qualche tessera del Cvl, qualche fotografia. La scarsità del materiale esposto evidenzia un’indubbia discrasia tra gli studi storici sui temi “fascismo”, “antifascismo” e “Resistenza” – che per Como e provincia sono ormai abbastanza avanzati, soprattutto quelli realizzati dall’Istituto Comasco per la storia del movimento di liberazione – e l’allestimento museale, ancora privo di un progetto che sappia corrispondere alle recenti ma ormai consolidate acquisizioni storiografiche.
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- Sale della Resistenza di Lecco
- Museo storico G. Lazzarini di Merate
- Gianfranco Bianchi, Antifascismo e Resistenza nel Comasco. Rievocazione, testimonianze, documenti, Comune di Como, Como 1975.
- Roberta Cairoli, Fabio Cani, Lidia Martin, Valter Merazzi, I cancelli erano chiusi. La situazione nelle fabbriche e gli scioperi del 1944 a Como, Como, Cgil di Como – Istituto di Storia contemporanea “Pier Amato Perretta” di Como – Nodo libri, Como 2004.
- Giuseppe Coppeno, Como dalla dittatura alla libertà, Istituto Comasco per la storia del Movimento di Liberazione, Graficop, Como 1989.
- Giusto Perretta, Gerardo Santoni, L’antifascismo nel Comasco. 1919-1943, Istituto Comasco per la storia del Movimento di Liberazione, Graficop, Como 1997.
- Giusto Perretta, Gerardo Santoni, Il fascismo nel Comasco. 1919-1943. Istituto Comasco per la storia del Movimento di Liberazione, Graficop, Como 1998.
- Marco Pippione, Como dal fascismo alla democrazia, Angeli, Milano 1992
- Vittorio Roncacci, La calma apparente del lago. Como e il Comasco tra guerra e guerra civile. 1940-1945, Macchione Editore, Varese 2003.
- Matteo Dominioni, Valter Merazzi. Cinquant’anni fa nel comasco. Ipertesto sulla Resistenza, Cd rom, 1997.