Museo Davide Layolo

Piemonte | Vinchio d'Asti (AT)

Il luogo e le vicende

Vinchio d’Asti, è un piccolo paese nel cuore del Monferrato, raggruppato su una delle più alte colline intorno a Nizza, un centinaio di case appoggiate l’una all’altra che si affacciano sui costoni circostanti dove, in mezzo a vigneti o ai margini dei boschi, si stagliano cascine isolate. Nel 1912 vi nacque Davide Lajolo personalità di grande rilievo nella storia del Novecento italiano, sia per il suo ruolo nelle vicende politiche e culturali dell’Italia repubblicana, sia per la peculiarità del suo percorso esistenziale condiviso con una generazione intera, quella che, cresciuta tra le strette del regime fascista, si è poi trovata di fronte alla sua dissoluzione e alla scelta tormentata della lotta armata. Il legame di Lajolo con il paese d’origine è stato sempre molto intenso e Vinchio e la sua gente sono diventati il fulcro ispiratore di gran parte della sua produzione letteraria e i protagonisti dei suoi libri. Queste colline sono state anche il teatro di una delle esperienze più forti della vita di Lajolo, quella della guerriglia partigiana. Dalla primavera del 1944, infatti, in seguito all’inasprirsi dei bandi di reclutamento della Rsi e ai primi rastrellamenti fascisti, Vinchio e tutta la zona del Basso Monferrato divenne meta di formazioni partigiane. Nell’autunno 1944, poi, quelle stesse colline furono teatro di una vasta zona libera e di diverse esperienze di autogoverno di giunte popolari che capitolarono in seguito il rastrellamento del 2 dicembre. La zona faceva riferimento al Raggruppamento comprendente l’8ª e la 9ª Divisione Garibaldi del Basso Monferrato comandato da Davide Lajolo “Ulisse”. Nato in una famiglia contadina Lajolo si era rivolto agli studi classici in collegi salesiani e, affascinato dalla mistica della “rivoluzione fascista”, nel 1937 aveva preso parte alla guerra di Spagna nelle file dell’esercito mussoliniano. Reduce da quell’esperienza e conosciuti alcuni gerarchi del regime, aveva iniziato la sua attività giornalistica a “Il Corriere adriatico” di Ancona. Nel 1943 fu richiamato nell’esercito italiano per le campagne di Jugoslavia, Grecia e Albania e, dopo l’armistizio dell’8 settembre, tornò a Vinchio e prese la tormentata decisione di “voltare gabbana” e di farsi organizzatore della guerriglia partigiana su quelle colline. Divenne così il comandante “Ulisse”. Una scelta difficile sulla quale Lajolo seppe riflettere a lungo e sulla quale scrisse più di una volta, nel 1945 in Classe 1912 e, ancora, nei primi anni sessanta ne Il voltagabbana, dove mise a confronto la sua esperienza dal fascismo al comunismo con la vita parallela sempre coerente di Francesco Scotti. Dopo la liberazione entrò nella redazione torinese de “l’Unità” e poi diresse quella milanese e, nel 1958, fu eletto deputato per il Partito comunista. Accanto all’attività politica, Lajolo non smise mai quella letteraria e fino agli ultimi anni della sua vita diede alle stampe molti romanzi, raccolte di racconti e saggi critici. Morì a Milano nel 1984.
Nel 1998, per onorare il forte legame affettivo che legava Davide Lajolo a Vinchio, la locale amministrazione comunale decise, in accordo con la famiglia dello scrittore, di istituire un Centro culturale e un museo a lui dedicato in una sala del vecchio Municipio. La progettazione della mostra permanente fu affidata alla figlia Laurana Lajolo che mise a disposizione del Centro anche l’archivio fotografico e documentario del padre. L’allestimento è molto sobrio: un percorso fitto di immagini e di scritti, movimentato da ritratti fotografici di Lajolo di grande intensità, che tenta di restituirne la poliedrica personalità. Il progetto si è alimentato con la memoria viva dello scrittore, quella familiare, quella degli amici, quella che il paese ha ancora di lui, quella che emerge dai suoi libri, dalle lettere, dagli articoli, dalle poesie inedite. Lungo tutto il perimetro della sala sono esposti pannelli fotografici di grandi dimensioni nei quali sono sintetizzate le tappe più importanti della sua vita: le guerre fasciste e la Resistenza, il lavoro di giornalista, il ruolo di deputato, l’amore per l’arte e la scrittura. Laurana Lajolo ha lavorato sul montaggio di fotografie, lettere, poesie, con molti documenti inediti, su sfondi significativi e familiari al padre e scegliendo che fosse direttamente lui a raccontarsi, a commentare situazioni, avvenimenti, personaggi attraverso le suggestioni, le annotazioni e i ritratti contenuti dei suoi libri. Non ci sono dunque didascalie ma ogni immagine o pagina scritta si presenta da sé. Ogni tappa del percorso è introdotta da un pannello:sullo sfondo vi è una grande immagine che, da sola, ne sintetizza il tema e su di essa sono poi inseriti altri testi e fotografie, sovrapposti come fossero appesi ad una bacheca di appunti. Pochi ma significativi oggetti, poi, accompagnano il percorso, come il giaccone del comandante partigiano “Ulisse”, il bancone da tipografia degli anni de “l’Unità”, la sua scrivania. La prima sezione è dedicata alle origini familiari e al mondo degli affetti. Lo sfondo è il bricco di S. Michele, la vigna di famiglia contrappuntata da immagini dei famigliari, dei suoi libri e della sua terra. Il secondo pannello traccia la lunga esperienza delle guerre: prima in Spagna, Jugoslavia, Grecia e Albania, poi sulle colline natie come partigiano “Ulisse”. Lo sfondo è ancora dato dalle vigne, quella dell’inverno della guerra e quella della primavera della Liberazione. Centrale è qui il ritratto da partigiano (a segnalare l’importanza di quella esperienza nella sua vita) e vi sono poi poesie inedite, scritte da Lajolo in quegli anni e il racconto del nascondiglio in una tana di tufo, durante il rastrellamento del 2 dicembre 1944. Il terzo pannello riguarda la vita del giornale e della militanza politica. Lo sfondo è la fotografia corale della tipografia del quotidiano “l’Unità” di Milano nel 1955, quando Lajolo ne era direttore. Il quarto pannello è il suo ritratto sullo sfondo di Vinchio e il quinto pannello è dedicato alla sua attività parlamentare dal 1958 al 1972 e alle sue molte frequentazioni di politici, uomini di cinema e di teatro, scrittori, artisti. Molte sono qui le lettere inedite di Sandro Pertini, Francesco Rosi, Giorgio Bocca, Michelangelo Antonioni, Franco Ferrarotti, Pier Paolo Pasolini che sono state scelte tra le tante conservate nel suo archivio. L’ultimo pannello ha come scenario la sua libreria e rappresenta la sua attività di scrittore, ricordando gli autori a lui più cari: Pavese, in primo luogo, e Fenoglio. Tra le numerose fotografie, compaiono qui anche lettere inedite di Ungaretti, Malaparte, Bobbio, Guttuso, Bernardo Bertolucci, Calvino, Marisa Fenoglio e l’ultima lettera di Pavese a Lajolo. Ne emerge dunque un percorso biografico, la storia di un uomo, che si staglia però su storie molto più grandi: quella della sua generazione – chiamata a farsi carico di scelte tormentate come quella della lotta armata – e quella della vita intellettuale, culturale e artistica di buona parte dell’Italia repubblicana della quale l’allestimento sa suggerire la vivacità, le contraddizioni, la poliedricità. Il Museo non termina nella sala allestita ma prosegue nel territorio, attraverso alcuni itinerari che da esso partono e che ripercorrono i sentieri collinari che lo stesso Lajolo era solito frequentare. Tutti i percorsi sono attrezzati da pannelli illustrativi che riportano citazioni letterarie, guide alla lettura e offrono lo spunto per approfondire le tematiche del territorio affrontate da Lajolo. Il primo itinerario è intitolato I bricchi del Barbera e si snoda sulla cresta collinare tra Vinchio e la frazione di Noche, passando per il bricco di San Michele, la vigna di famiglia, e per una tana nel fianco di una collina dove Lajolo “Ulisse” trovò rifugio durante il rastrellamento del 2 dicembre 1944. Il secondo itinerario, intitolato I boschi dei Saraceni, percorre la valle del Giardino e scende fino al torrente Tiglione mentre il terzo, Il mare verde, giunge fino ai boschi della Val Sarmassa e passa per Bricco di Monte del Mare dove sorge un casotto in cui, nella primavera 1944, Lajolo prese contatto con i primi gruppi partigiani di Vinchio e Cortiglione e iniziò la sua esperienza resistenziale. Il Centro culturale e il museo sono gestiti dall’Associazione Culturale Davide Lajolo fondata nel 1998 per volontà della famiglia e del Comune di Vinchio d’Asti, che ha oggi sede nella casa che fu di Rosetta e Davide. Tra i suoi scopi principali, oltre alla divulgazione dell’opera e dell’attività di Lajolo e all’acquisizione, conservazione e catalogazione di materiali, manoscritti, lettere, libri e documentazione relativi alla sua figura, l’associazione ha quello della promozione di studi storici ed etno-antropologici che valorizzino l’immagine dei luoghi del Monferrato e ne contribuiscano alla crescita culturale ed ambientale, tenendo conto del contributo dato dall’opera narrativa di Davide Lajolo.
Comune di Vinchio d’Asti In gestione all’Associazione Culturale Davide Lajolo