Emilia Romagna | Modena (MO)
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Il luogo e le vicende
La storia raccontata in questo “museo della guerra” non è centrata su un periodo storico preciso né su eventi specifici: il filo conduttore, infatti, è costituito dal tema delle guerre in generale: risorgimentali, coloniali, mondiali. Anche se il materiale esposto proviene da donazioni di modenesi, la storia di Modena si perde in un discorso più generale. Il racconto prende così le mosse dai primi conflitti che hanno visto coinvolti gli italiani dopo l’Unità, per approfondire il contributo dato durante la prima guerra mondiale, l’organizzazione dei combattenti nel primo dopoguerra, le guerre coloniali che hanno coinvolto il paese durante la dittatura fascista, il conflitto spagnolo con la prima contrapposizione armata tra italiani, per arrivare poi alla seconda guerra mondiale, declinata nei suoi diversi fronti (Africa, Balcani, Russia) e in aspetti specifici come quello della prigionia. La parte finale riguarda l’8 settembre, l’esperienza degli Internati militari, la Resistenza, la Liberazione e la smobilitazione.
Anche se la sua istituzione ufficiale risale solo al 1995, il Museo del Combattente esiste, di fatto, dal 1977. Da quell’anno esso ebbe sede nella Casa del Mutilato di Modena ma, con la chiusura della sede dell’associazione ‒ ora ospitata nei locali dell’Istituto storico di Modena ‒ il Museo rimase senza dimora. In anni recenti, l’Associazione nazionale combattenti e reduci, l’Istituto storico di Modena e il Comune di Modena-Museo civico d’arte hanno messo a punto un progetto per tutelare il suo patrimonio di documenti, fotografie e oggetti, che si è concretizzato anche nella realizzazione ‒ presso l’Istituto storico ‒ di una Sala del combattente, inaugurata nel 2016, che espone parte del patrimonio del precedente Museo. Come spesso accade nei musei dedicati alla guerra, anche in questo museo la strategia espositiva ricordava quella di un sacrario militare. Ogni oggetto era esposto secondo un’ottica reliquiaria, e la dimensione del racconto storico era affidata quasi esclusivamente alle didascalie. Alla base di quell’allestimento museale era la volontà di evidenziare la continuità di un’identità italiana attraverso le molteplici storie del soldato che combatte per la patria, storie soltanto evocate da oggetti e mai raccontate: a colpire il visitatore, infatti, è la proliferazione di volti e nomi, accostati senza nemmeno un ordine cronologico, perché il vero protagonista dell’allestimento non era la narrazione ma l’oggetto. Unico momento in cui l’individualità del soldato acquisiva uno spessore diverso rispetto a quello della semplice evidenza del dato numerico, era l’esposizione delle gavette, che è rimasta anche nell’allestimento attuale: i “diari dei soldati”. perché ognuna di esse portava incisa su di sé una storia: appelli al coraggio, nomi di persone care, professioni di fede, disegni. La trama espositiva del museo era continuamente giocata su due poli opposti: la negazione dell’individualità attraverso la mancanza del racconto delle vite dei soldati, e l’affermazione della loro individualità attraverso l’esposizione di oggetti che richiamano la loro vita quotidiana e il loro modo di vivere in guerra. Lo scopo del museo, infatti, era quello di una negazione totale della guerra a partire da un racconto fatto di immagini, motti e dati, ma che rifuggiva dalla narrazione delle storie di uomini che avevano vissuto la guerra. La sala attuale è molto mutata nelle sue linee guida, pur mantenendo una certa coerenza con quello che era lo spirito del Museo del combattente. Il fulcro della nuova esposizione si appoggia sull’esperienza concreta dei soldati e degli ufficiali che hanno attraversato il trentennio tra la prima e la seconda guerra mondiale. Il percorso espositivo segue ancora il racconto delle guerre che hanno visto protagonisti i soldati italiani, ma insiste maggiormente sugli aspetti sociali, cercando di far comprendere al visitatore anche la vita quotidiana della dimensione bellica, e non più solo quella “eroica”. In alcune teche sono esposti oggetti e documenti appartenuti a soldati e ufficiali modenesi.
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- Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino (Mo)
- Museo monumento al deportato politico e razziale di Carpi (Mo)
- Tullio Ferrari (a cura di), Memorie per la Storia e per la pace, 5 voll., Associazione nazionale combattenti e reduci sezione di Modena, Modena 1989-1999.
- Tullio Ferrari, Museo del Combattente. Guida rapida, Modena, 2000.
- Simona Bezzi, Museo del combattente: guida al percorso museale, Associazione nazionale combattenti e reduci, Modena 2008.