Museo del Risorgimento e della Resistenza

Veneto | Vicenza (VI)

Il luogo e le vicende

Subito dopo il 25 luglio 1943, a Vicenza si formò un comitato contro il regime fascista che, ai primi di ottobre, divenne Comitato provinciale di liberazione nazionale (CLNP) costituito da rappresentanti del Psiup, del PdA riuniti attorno alla figura di Antonio Giuriolo, del Pci e della Dc, nella quale il filone cattolico era rappresentato da Torquato Fraccon. Come in altre parti d’Italia, anche nel territorio vicentino tra l’autunno e l’inverno 1943 si formarono i primi gruppi armati che si diffusero sull’altopiano di Asiago, a Thiene e nella Pedemontana, a Conco, Tretto (vicino a Schio), Recoaro, oltre che ad Arzignano, Malo, Bassano e Rosà. I nuclei partigiani della zona di Thiene e dell’altopiano di Asiago nella primavera 1944 diedero vita al battaglione Sette Comuni, al battaglione Mazzini e ad altre unità minori. In pochi mesi, i battaglioni divennero brigate e in seguito gruppi di brigate che assunsero il controllo dell’Altopiano e delle zone limitrofe della pianura, collegandosi così a Bassano e alle formazioni del versante vicentino del Grappa. Il movimento partigiano esplose nel marzo 1944, insieme agli scioperi che si diffondevano in città e nei dintorni: i primi Gap (gruppi di azione patriottica) compirono atti di sabotaggio in corso Palladio, al distretto militare, alla caserma Durando, all’aeroporto, alle linee di comunicazione, alle caserme, ai depositi nemici. La crescita del movimento partigiano subì un battuta d’arresto nell’autunno, quando sull’altopiano di Asiago, nelle valli dell’Agno e del Chiampo e sul Monte Grappa, squadre naziste e fasciste effettuarono diversi rastrellamenti ‒ tra cui quello drammatico del settembre 1944 che si concluse con la tragedia del Bosco Nero ‒ che misero in difficoltà le formazioni partigiane. Nell’aprile 1945, tuttavia, le divisioni partigiane scatenarono l’insurrezione generale nelle loro zone, fino a quando, il giorno della morte di Mussolini, il Cln assunse i poteri amministrativi di governo e il 4 maggio seguente annunciò la fine della guerra.

Il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza è frutto di un’interpretazione comune ad altri musei affini nei quali le vicende risorgimentali sono direttamente connesse a quelle della Resistenza, passando per la Grande guerra, in nome di una sorta di comunanza di ideali patriottici. Il Museo storico vicentino nacque alla fine del XIX secolo come museo del Risorgimento. Nel 1936 esso fu trasferito nella sede attuale, villa Guiccioli, dimora settecentesca sul colle Ambellicopoli che, nel giugno 1848, era stato teatro di una battaglia contro gli austriaci. Con questo trasferimento l’allora podestà vicentino volle valorizzare la memoria risorgimentale particolarmente cara al regime. Fin dalle sue origini, quindi, il museo rimase sempre intimamente legato alle tradizioni di Vicenza e del suo territorio. Ancora oggi, il materiale raccolto è composto dai documenti più vari ed eterogenei che narrano la storia italiana e vicentina a partire dalla prima campagna d’Italia di Napoleone del 1796. Nel dopoguerra nel museo vennero aggregati anche material relativi alla Seconda guerra mondiale e alla lotta di Liberazione. Il percorso attuale si articola in cinque sale, omogeneamente distribuite tra i tre periodi storici di cui il museo conserva memoria: le prime quattro documentano la storia di Vicenza dal 1797 alla fine della Grande Guerra, mentre la quinta si occupa del regime fascista e del secondo conflitto mondiale. Quest’ultima sezione ‒ che affronta il periodo dal 1920 al 1945 ‒ è divisa in due percorsi: una prima parte sul Ventennio fascista che racconta la fascistizzazione del paese, e una seconda relativa ai venti mesi della lotta di Liberazione. Per quanto in questa parte il materiale documentario sia meno abbondante di quello conservato nelle altre sezioni, l’allestimento, come nelle altre sale, espone documenti cartacei, fotografie, abiti, armi, mappe. Il percorso inizia dalla fotocopia della “Voce del Popolo”, il giornale clandestino della Resistenza, e precisamente del numero uscito il 9 settembre 1943 che proclamava l’avvenuto armistizio e che incitava gli italiani alla Resistenza. Le fotografie documentano la realtà vicentina, soffermandosi sui soldati sbandati dell’esercito o su Torquato Fraccon, morto nel campo di concentramento di Mauthausen nel maggio del 1945 insieme al figlio Franco. Cartine tematiche evidenziano al visitatore le zone di influenza partigiana nel Veneto e le direttrici delle azioni di rastrellamento del 1944. Altre foto ricordano la distruzione provocata anche dai bombardamenti alleati sulla città: in particolare sulla cattedrale di Vicenza il 14 maggio 1944 e sul Palazzo di Giustizia in Piazza dei Signori il 17 marzo 1945. Una teca in mezzo alla sala espone varie tipologie di abbigliamento militare, tra le quali spicca simbolicamente, accanto alle divise di ufficiali fascisti e nazisti e alla tenuta sportiva di un piccolo balilla, la divisa di juta dei prigionieri dei lager nazisti.

  In Auto: uscita al casello di Vicenza Ovest, seguire le indicazioni per il Santuario Mariano dei Monti Berici, il Museo si trova dopo 500 metri sulla sinistra.
  In treno: dalla stazione ferroviaria di Vicenza, girare a destra e prendere bus linea 8 diretto ad Arcugnano, scendere al capolinea.
Comune di Vicenza