Lombardia | Lecco (LC)
- deportazione e internamento
Il luogo e le vicende
Tra il 1943 e il ’44 molti cittadini di Assisi, laici e religiosi, salvarono oltre 300 ebrei dalla deportazione nei lager nazisti, nascondendoli in case, conventi e monasteri. Ad Assisi, infatti, fin dall’autunno ’43, uomini e donne erano sfollati da ogni parte d’Italia e d’Europa per cercare aiuto, tentando di confondersi con le centinaia di sfollati che arrivavano nella città di San Francesco. Era nata così, in città, una vera e propria organizzazione clandestina di soccorso agli ebrei, coordinata dal Vescovo Monsignor Giuseppe Placido Nicolini e dal giovane Sacerdote Don Aldo Brunacci, nella quale erano attivi anche Padre Rufino Niccacci, guardiano di S. Damiano, il Santuarista del Sacro Convento padre Michele Todde ed il tipografo assisano Luigi Brizi insieme a suo figlio Trento. I nascondigli preferiti, in quanto più sicuri, furono i monasteri femminili di clausura: quelli delle Clarisse, delle Suore Cappuccine Tedesche, delle Stimmatine, delle Benedettine di S. Apollinare,delle Collettive, delle Benedettine di S. Apollinare. Il salvataggio degli ebrei ad Assisi è una vicenda ancora poco nota al grande pubblico in Italia, mentre è ben conosciuta nella comunità ebraica degli Stati Uniti, grazie al romanzo di Alexander Ramati Assisi Underground e al film ad esso ispirato prodotto negli anni Ottanta ed interpretato, tra gli altri, da Ben Cross e James Mason.
Il Museo della memoria È stato voluto dall’Opera Casa Papa Giovanni, fondazione della Curia di Assisi, in collaborazione con il Comune di Assisi, la Provincia di Perugia e la Regione del’Umbria. Ideato e curato da Marina Rosati è costituito da documenti inediti, foto, riconoscimenti, saggi e oggetti dedicati a quanti, tra il 1943 e il 1944, ad Assisi si adoperarono per salvare gli ebrei dalla deportazione nei lager nazisti. Le sale di cui si compone sono dedicate a religiosi che ebbero un ruolo importante in questa storia, come Don Aldo Brunacci, già fondatore dell’Opera Casa Giovanni che negli anni ha mantenuto viva questa memoria; l’allora vescovo monsignor Giuseppe Placido Nicolini, che tirò le fila dell’organizzazione clandestina che, spontaneamente, si creò in città; padre Rufino Niccacci, frate minore, padre guardiano del convento di San Damiano. Uno spazio importante è poi dedicato anche a Luigi e Trento Brizi, i tipografici assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei: insieme a immagini e riconoscimenti è esposta anche l’antica macchina tipografica con cassettiere, taglierina e timbri. La mostra è totalmente in doppia lingua (italiano-inglese) ed ospita anche diversi video con le interviste ad alcuni dei protagonisti, raccolte prima della loro scomparsa, che raccontano direttamente cosa fecero per salvare gli ebrei.
Originariamente allestito al primo piano della pinacoteca comunale di palazzo Vallemani, è stato trasferito nel 2018 all’interno del Vescovado-Santuario della Spogliazione di Assisi, nei sotterranei dove il vescovo Nicolini, a capo dell’organizzazione segreta, ha guidato la salvezza degli ebrei di Assisi. In occasione del trasferimento, è stato ampliato ed ha annessa la cappellina privata di Gino Bartali che, fortemente credente, aveva in casa una piccola cappellina con altare e inginocchiatoio. La famiglia l’ha donata al Museo.
- Paolo Mirti, La società delle mandorle. Come Assisi salvò i suoi ebrei, Giuntina, Firenze 2007.
- Colligere fragmenta (raccogliere ogni frammento). Sulla vicenda degli ebrei in Assisi, 1943-1944, Santa Maria degli Angeli - Porziuncola, Assisi 1990.
- Aldo Brunacci, Ebrei in Assisi durante la guerra. Ricordi di un protagonista, Assisi 1985.