Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio”

Piemonte | Ornavasso (VB)

Il luogo e le vicende

Tra il settembre 1943 e l’aprile 1945 il Verbano Cusio Ossola visse pagine importanti nella storia della Resistenza italiana. La vicinanza con la Svizzera, terra di rifugio per perseguitati politici e razziali, il rilievo economico delle centrali idroelettriche e la presenza di industrie belliche fecero di questa terra di confine un luogo strategico nello scacchiere della lotta di Liberazione. Subito dopo l’8 settembre 1943 si costituirono sui monti del Verbano Cusio Ossola diversi gruppi partigiani, tra cui il gruppo Massiola, costituito da Alfredo Di Dio insieme al fratello Antonio.

Alfredo Di Dio era nato a Palermo il 4 luglio 1920; il padre, funzionario della questura, era stato trasferito a Cremona dove Alfredo frequentò il liceo per poi iscriversi all’Accademia Militare di Modena. Dimesso nel 1941 con il grado di sottotenente, venne destinato al 1° Reggimento fanteria corazzata a Vercelli dove fu sorpreso dagli eventi dell’8 settembre 1943. Dopo il tentativo, contrastato da ufficiali superiori, di resistere ai tedeschi con altri reparti a Novara, si diede alla macchia con alcuni suoi soldati e con il fratello Antonio in Valle Strona.

Nel dicembre 1943 il gruppo Massiola dei fratelli Di Dio confluì nella formazione del capitano Filippo Beltrami e venne così formata la Brigata “Patrioti Valstrona” che si trasferì in Val d’Ossola. Nel gennaio del 1944, mentre era diretto a Milano, Alfredo Di Dio cadde nelle mani dei fascisti e venne rinchiuso nel carcere di Novara dove rimase poco più di un mese. Durante la sua prigionia, nel febbraio, il fratello Antonio, Gaspare Pajetta e il capitano Beltrami rimasero uccisi a Megolo in uno scontro a fuoco con reparti tedeschi e fascisti. Liberato nei primi di marzo del 1944, Alfredo riprese dunque le fila della lotta partigiana locale, raccogliendo e coordinando gli ormai numerosi gruppi presenti nel territorio della bassa Ossola.

Nacque così il Gruppo Patrioti Ossola che aveva il suo comando a Ornavasso e che, nel luglio, prese il nome di Divisione “Valtoce” di cui il giovane ufficiale assume il comando. Tra le più importanti formazioni autonome di orientamento cattolico, la “Valtoce” si distinse soprattutto nelle battaglie per la liberazione dell’Ossola del settembre 1944.

Un mese dopo, quando la risposta nazista alla breve ma paradigmatica esperienza della “Repubblica” si manifestò con un imponente rastrellamento, ai partigiani della Divisione “Valtoce” fu affidato il compito di creare una prima linea di difesa nella zona di Ornavasso dove, lungo la linea fortificata costruita dal generale Cadorna nella Grande Guerra, si tenne una delle prime battaglie. Il 12 ottobre 1944, mentre si apprestavano le ultime difese e in molti – tra partigiani e civili – stavano risalendo verso Domodossola e la Val Formazza per riparare in Svizzera, Di Dio decise di recarsi in Val Cannobina, per ispezionare le posizioni partigiane. A Finero, però, venne sorpreso da un reparto nazista e rimase vittima di un violento scontro a fuoco.

Dopo la fine della “Repubblica” la ripresa della lotta partigiana fu lenta e difficile.

Il Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio” è stato inaugurato il 4 Settembre del 1988 con il nome di “Casa Museo Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo di Dio” ed è nato dalla volontà di alcuni ex partigiani che negli anni Ottanta comprarono l’edificio, lo allestirono e lo cedettero al Comune di Ornavasso, pur conservandone la gestione. La casa in cui è allestito si trova all’ingresso del paese e costituisce essa stessa un luogo di memoria, essendo uno dei primi edifici colpiti dalle cannonate tedesche durante il rastrellamento contro la “Repubblica dell’Ossola” nell’ottobre 1944. Nelle sue sale, infatti, oltre ai pannelli espositivi, sono conservati anche arredi sfregiati da schegge che conservano le tracce di quel violento scontro a fuoco.

Le cinque sale disposte su due piani ripercorrono alcune pagine della lotta di Liberazione nell’alto Novarese. In ogni sala, infatti, sono esposti pannelli con un ordine tematico testi, fotografie, manoscritti e documenti vari sulle formazioni partigiane della zona e sulla vita dei loro uomini. A completare il percorso documentario sono poi diversi cimeli bellici e di uso quotidiano come le uniformi e gli equipaggiamenti impiegati dai “ribelli”, i bidoni e i paracadute degli aviolanci alleati, i timbri e le matrici usati per falsificare i documenti.

Un settore è dedicato alla “Repubblica dell’Ossola” della quale sono esposte diverse fotografie, manifesti e i giornali pubblicati durante il periodo della zona libera. Molte cartine, infine, mirano ad illustrare al visitatore le diverse fasi della lotta partigiana nella zona e, in particolar modo, gli eventi dei quali fu protagonista la Divisione “Valtoce”.

Nel 2012 il museo è stato riallestito, mantenendo i temi e la sequenza degli argomenti. Oltre 700 immagini, tra foto d’epoca, lettere e documenti, sono stati digitalizzati ed inseriti negli oltre 70 nuovi pannelli espositivi. Nuove teche accolgono invece i reperti e i cimeli, mentre strumenti di comunicazione multimediale integrano e arricchiscono il racconto costituito dalle immagini e dai documenti. Solo unadelle due sale al primo piano, propone un percorso completamente nuovo, perché racconta in particolare il ruolo di Ornavasso e dei suoi abitanti nella lotta di liberazione dell’Ossola come sede della Divisione Valtoce. Qui vengono presentati i partigiani di Ornavasso e in particolare i profili biografici dei caduti del paese, soffermandosi sui luoghi che furono teatro di episodi della Resistenza e aggiungendo una ricca documentazione della corrispondenza dei partigiani ornavassessi internati.

  In Auto: autostrada A26 Voltri-Sempione uscita Ornavasso.
  In treno: linea ferroviaria Novara-Domodossola, fermata Ornavasso.
Comune di Ornavasso