Museo della Resistenza e degli 11 martiri

Lazio | Palestrina (RM)

Il luogo e le vicende

Dopo l’8 settembre 1943, e per tutti i nove mesi della occupazione tedesca e della guerra nel Lazio, Palestrina fu un luogo di collegamento importante con il fronte di Cassino. La sua posizione divenne strategicamente più rilevante dopo lo sbarco alleato ad Anzio-Nettuno, nel gennaio 1944, e per questo fu ripetutamente oggetto di bombardamenti che devastarono la città ed il territorio circostante, provocando diverse centinaia di vittime.

La vicinanza con la linea del fronte non fermò l’attività partigiana, che si sviluppò dando vita a due formazioni, composte entrambe sia militari sbandati che da elementi locali di diversa appartenenza politica: la banda Bersini, dal nome del comandante Dante Bersini, e la Brigata patrioti Preneste, guidata da Egidio Galeassi.

Presso la banda Bersini, nel maggio 1944, fu inviato, con incarichi ispettivi e di comando, anche Rosario Bentivegna, che vi si recò insieme a Carla Capponi. A loro si deve l’attacco – condotto insieme ai partigiani del luogo – alla sede comunale per asportare i registri delle liste di leva, al fine di impedire di compilare le liste dei giovani di 18 anni da richiamare alle armi nell’esercito di Salò.

In maggio Palestrina diventò luogo obbligato di passaggio per le truppe tedesche in ritirata da Valmontone e nelle sue campagne si moltiplicarono scontri sempre più impegnativi con i partigiani: il 28 maggio uno di questi scontri a Vigesimo, durante il quale era stato ucciso un soldato tedesco, provocò la rappresaglia tedesca nell’osteria della frazione, gestita dalla famiglia Pinci. Entrati nel locale, i nazisti riunirono dieci ragazzi, compresi i fratelli e le sorelle Pinci ed una giovane donna che si trovava lì. Ad essi si unì il capofamiglia, Agapito Pinci, che non volle abbandonare un figlio malato. Tutti pensarono di essere stati selezionati per lavorare sulla strada provinciale per Valmontone e che sarebbero tornati a casa in serata come in passato, ma poco dopo essersi avviati, furono giustiziati tutti e undici nei pressi della casa. I tedeschi rimasero sul luogo anche il giorno successivo e non permisero a nessuno di avvicinarsi. Il comando tedesco, cui si erano rivolti i familiari per seppellire i morti, ammise che si era trattato di rappresaglia non autorizzata, ma non restituì i corpi, che furono seppelliti nel cimitero cittadino solo due giorni dopo l’arrivo degli alleati.

Il Museo della Resistenza e degli 11 martiri è collocato in una zona periferica della città, un tempo totalmente rurale coltivata a vigne ed olivi, nel casolare dove il 28 maggio 1944 si consumò la rappresaglia tedesca. Promosso dalla Fondazione Cesira Fiori e dalla locale sezione dell’Associazione nazionale combattenti e reduci, fu inaugurato il 2 giugno 1997 e riallestito nel 2008 a cura dell’Associazione “Lupus in fabula”, che lo ha dedicato alle vittime civili della guerra cadute nel territorio di Palestrina.

Il museo, attualmente, occupa due locali a pianterreno dell’abitazione. Nell’ampia sala d’ingresso un grande quadro di un pittore locale rappresenta a tinte forti la strage, mentre una lapide e alcune fotografie ricordano le vittime. Altre cornici e piccole bacheche espongono fotografie e documenti e contengono cimeli di guerra. Nella sala attigua una mostra permanente, composta di 20 pannelli, rappresenta con testi esplicativi, documenti e fotografie le principali vicende che hanno accompagnato, dal 1922 al 1946, la presa del potere da parte del fascismo, il consolidamento del regime, l’economia della zona prenestina, la guerra, la distruzione di Palestrina a seguito dei bombardamenti alleati, la Resistenza, la conquista della Repubblica. La narrazione è integrata da un allestimento digitale, con postazioni video che trasmettono il racconto di testimoni.

Al piano di sopra, un ampio locale è adibito a sala per mostre e per conferenze.

Purtroppo, la posizione un po’ defilata della struttura rischia di mantenere il museo nascosto e sconosciuto ai più. Per questo sarebbe auspicabile un’opera di promozione che ancora manca e che curi la cartellonistica, le indicazioni turistiche, la promozione mediante un sito web e produzioni cartacee (dépliant, brochure) o audiovisive (dvd). Inoltre, per trasformare la celebrazione del lutto da un momento di compianto a un’elaborazione più complessiva della guerra partendo dall’evento circoscritto della strage di maggio, inoltre, si potrebbe anche incentivare l’organizzazione di laboratori con le scuole del luogo.

Comune di Palestrina