Museo della Resistenza Goffredo Baldelli

Marche | Falconara Marittima (AN)

Il luogo e le vicende

Il 13 settembre del 1943 Ancona, e con essa i paesi limitrofi, venne occupata dalle truppe tedesche dopo il fallimento del tentativo degli esponenti dell’antifascismo locale di organizzare una resistenza armata insieme ai militari del disciolto esercito italiano di stanza nelle caserme. La città, per la sua posizione geografica e per la presenza di un grande porto marittimo, nonché di uno scalo ferroviario e di un aeroporto, situato nella vicina Falconara, era un nodo strategico militare di grande importanza all’interno della campagna militare in Italia. Per questo motivo, negli ultimi mesi del ’43, venne pesantemente bombardata dalle truppe alleate, tanto che solo poche migliaia di persone vi restarono. In questo periodo si costituì il Comitato di liberazione cittadino (successivamente regionale) che iniziò ad organizzare i primi gruppi partigiani, composti soprattutto da operai e inizialmente impegnati nel lavoro propagandistico, nel reperimento delle armi, munizioni e materiale utile per quelle prime fasi della lotta. Successivamente, nei luoghi di lavoro dove forte era la presenza di cellule comuniste, vennero costituiti i Gap, mentre altri partigiani si spostarono nell’entroterra montuoso, e difficilmente raggiungibile da mezzi militari, dove intrapresero un crescendo di azioni armate sotto la guida del Cln regionale. Tuttavia, la Resistenza in montagna subì un duro colpo nel febbraio del 1944, quando venne catturato il comandante della 5ª Brigata Garibaldi, il colonnello Gino Tommasi “Annibale”, fra le maggiori figure della Resistenza anconetana e marchigiana. L’attività partigiana in città e nei centri limitrofi si concentrava particolarmente sul sabotaggio ai danni dell’esercito tedesco. Importante, per la città di Ancona, fu anche l’attività svolta dagli operai del cantiere navale che causò intralci alla produzione bellica commissionata dai nazisti e, al tempo stesso, permise di mettere in salvo da bombardamenti e requisizioni macchinari e materiali per la produzione industriale. Inoltre, per far fronte alle difficili condizioni in cui versava la popolazione, a seguito dei bombardamenti, si moltiplicarono anche forme di resistenza civile che ebbero come uno dei maggiori centri di attività l’ospedale Umberto I, dove i medici si adoperano in diverse azioni a sostegno della popolazione. Nei giorni che precedettero la liberazione di Ancona (19 luglio 1944) le formazioni partigiane cittadine si affiancarono alle truppe Alleate fornendo loro un importante supporto, soprattutto con la disattivazione di centinaia di mine che l’esercito tedesco aveva posto sulle principali vie di comunicazione durante la ritirata.
Il museo della Resistenza di Falconara Marittima è stato inaugurato il 19 luglio del 2002, nel 58° anniversario della “battaglia di Ancona” che si concluse con la liberazione della città e di Falconara ad opera dei reparti polacchi dell’8a Armata anglo-americana e delle formazioni partigiane della zona. Nel novembre del 1990, in un sottoscala di un magazzino di un vecchio edificio nel quartiere storico di Ancona, di proprietà di un anziano pensionato ex partigiano, vennero rinvenute numerose armi, bombe a mano ed esplosivo del periodo bellico, appartenute a formazioni operanti nell’Appennino marchigiano. L’allora sindaco di Falconara, decise dunque di costituire con quell’arsenale ritrovato un museo della Resistenza e di collocarlo nei sotterranei del castello longobardo. Oggi tutto il materiale è stato trasferito al piano terra di Palazzo Bianchi, la palazzina liberty che ospita alcuni uffici del Comune. Il museo di Falconara, dunque, è il primo in Italia che conserva, pressoché integralmente, l’arsenale di una brigata, arricchito con cimeli vari e oggettistica della lotta di liberazione. La molteplice e diversificata provenienza degli oggetti contenuti nel museo testimonia la difficoltà con cui i partigiani entravano in possesso delle armi, che potevano essere residui della prima guerra mondiale, armi abbandonate o nascoste dai soldati in fuga dopo l’8 settembre, oppure strappate direttamente ai tedeschi. Il loro ritrovamento, a quasi cinquanta anni di distanza, testimonia l’atteggiamento di diffidenza con cui una parte dei resistenti marchigiani accolse la decisione, presa dai comandi Alleati, insieme al Cln, di far loro deporre le armi all’indomani del passaggio del fronte. Il percorso espositivo segue un andamento didattico e ricostruisce le attività partigiane nel territorio marchigiano e anconetano, trattando alcuni temi particolari come l’8 settembre, i ribelli della montagna, il Comitato di Liberazione Nazionale, i protagonisti, le donne, le armi e l’equipaggiamento dei Partigiani, la stampa, il terrore. In chiusura è esposto il servizio del fotografo Attilio Pelosi che riprese in diretta la liberazione di Tolentino da parte dei partigiani e le immagini dei funerali delle vittime degli eccidi di Montalto e Vestignano, in provincia di Macerata. Antistante al percorso museale vero e proprio si trova una “sala propedeutica” nella quale sono collocate diverse opere d’arte che fanno riferimento ad episodi o personaggi della Resistenza locale: un busto in bronzo di Piero Pergoli, figura preminente dell’antifascismo falconarese e marchigiano; un quadro del pittore fabrianese Aurelio Ceccarelli. (del 1964) ispirato all’episodio della battaglia di Albacina nella quale i partigiani di Fabriano liberarono centinaia di giovani arruolati a forza nella repubblica di Salò; infine la scultura in legno dell’artista falconarese Guido Ricci la cui partecipazione alla guerra di Liberazione come partigiano lasciò una impronta indelebile sulla sua produzione artistica. Il 24 aprile 2004, all’entrata del museo è stato inaugurato un mosaico realizzato dagli allievi della scuola d’arte di Jesi su disegno originale di Enzo Cucchi, omaggio dell’artista alla lotta di Liberazione. Al museo è annessa una piccola biblioteca, archivio storico, una mediateca, sono disponibili a richiesta strumenti di approfondimento e didattici.
Comune di Falconara Marittima