Emilia Romagna | Mormorola di Valmozzola (PR)
- campagna d'Italia
Il luogo e le vicende
La Val Mozzola si snoda alle pendici del Barigazzo, monte che fin dall’8 settembre 1943 è stato abitato e attraversato da soldati in fuga, renitenti alla leva prima e partigiani poi. Qualsiasi anfratto, piccolo cascinale o nascondiglio naturale fu utilizzato dai ribelli come rifugio temporaneo durante rastrellamenti nazisti e fascisti. Da questa posizione, inoltre, i partigiani ‒ in continuo spostamento ‒ riuscivano a controllare le vie di accesso al monte: il paese di Valmozzola con le sue frazioni, i monti della Tagliata, il monte Dosso e la valle del Pessola. Al castello di Mariano, ad esempio, dopo la sua costituzione nell’agosto del 1944, ebbe sede anche il Comando unico delle brigate partigiane del Parmense. A Tosca, poi, quasi ogni edificio venne utilizzato, dal 1944 al 1945, da diversi distaccamenti della 31a brigata Garibaldi. Una di queste case fu sede di un ospedale partigiano, mentre nella chiesa di San Filastro trovarono rifugio partigiani e civili durante i rastrellamenti del luglio 1944 e del gennaio 1945. Nonostante la paura delle possibili rappresaglie, in queste zone il rapporto con la popolazione locale migliorò durante i lunghi mesi di convivenza e la presenza, tra le fila partigiane, di molti nativi del luogo contribuì ad accrescere la fiducia e la disponibilità verso la guerriglia. Valmozzola – e in particolare la sua stazione ferroviaria – è nota soprattutto per l’assalto al treno che, il 12 marzo 1944 fu organizzato da uomini del gruppo di Mario Betti e per la conseguente azione di rappresaglia che ne derivò, la prima contro nuclei partigiani del Parmense. Appresa la notizia che da Valmozzola sarebbe transitato un convoglio con a bordo due prigionieri spezzini, catturati perché renitenti alla leva, i partigiani del gruppo Betti, acquartierati in zona, decisero di liberarli. Il mattino del 12 marzo irruppero nella stazione, bloccarono il treno ed intimarono la resa ai militari e ai fascisti presenti, i quali però reagirono: nello scontro a fuoco che seguì fu ferito un partigiano e perse la vita il comandante del gruppo, Mario Betti, ed alcuni militi fascisti. I due renitenti furono liberati, mentre i militari furono fatti prigionieri. La reazione fascista fu immediata: il 17 marzo i militi pontremolesi della X Mas fecero scattare la rappresaglia e fucilarono, nello stesso luogo dove era avvenuta l’azione partigiana, 8 detenuti prelevati dal carcere di Pontremoli, 6 spezzini e due russi.
Il museo – sorto nel 2005 e dal 2011 trasferito nella sede attuale – è intitolato a Gian Paolo Larini, giovane studente di medicina che operò nei piccoli ospedali partigiani della Val Ceno. Nato con l’intento di raccontare la storia partigiana del Parmense, il museo è un classico museo-collezione, dove i singoli reperti, esposti come reliquie di un passato prezioso, hanno valore in quanto rimandano ai soggetti che li hanno posseduti, come la bandiera del distaccamento “Griffith” o il giubbotto di don Guido Anelli, il parroco di Belforte che fu paracadutato due volte oltre la linea del fronte in contatto con gli americani dell’Oss. Nelle teche trovano posto uniformi partigiane, armi, documenti, contenitori aviolanciati dagli Alleati ed il loro contenuto; lungo i muri o su oltre 100 pannelli sono appese fotografie e testimonianze – anche inedite – dei partigiani che hanno consegnato il materiale. I circa 600 reperti sono stati rinvenuti quasi tutti nella zona della Val Taro, della Val Ceno e della Val Mozzola. Di estremo interesse per un pubblico di specialisti della materia, e della Resistenza parmigiana nello specifico, un allestimento simile vede la presenza costante dei volontari per rispondere alle richieste dei visitatori.
- Via Provinciale 2 - Mormorola di Valmozzola (PR)
- 0525 67144
- 0521 200186
- cabacar@libero.it
- www.comune.valmozzola.pr.it
- Museo del risorgimento Luigi Musini, Fidenza (Pr)
- Museo della Resistenza 07.44, Sasso di Neviano degli Arduini (Pr)
- Museo Cervi, Gattatico (Re)
- L. Leonardi, I ragazzi del Monte Barca, Mursia, 2017.
- Centro studi movimenti (a cura di), Una stagione di fuoco. Fascismo guerra resistenza nel Parmense, Fedelo’s, Parma 2015.
- Occhi Roberto, Storia di Pietro Vita e morte di un giovane deportato a Mauthausen, Prospettiva Editrice, 2015.
- S. Giliotti, Storia della Seconda Brigata Julia Edizioni Diabasis 2010.
- A. Ubaldi, Omaggio a Mario Betti, Alpi-Anpi-Apc, Parma 2004.
- Carlo Gentile, Truppe tedesche e repressione antipartigiana nell'Emilia occupata, in "Storia e documenti", n. 6, 2001, pp. 115-36.
- M. Rinaldi, Achtung! Banden! Album fotografico della guerra partigiana nel Parmense, Battei, Parma 1991.
- M. Lodi, Obiettivo libertà Storia della Prima Brigata Julia, Alpi, 1985.
- A. Porro (a cura di), Nella bufera della Resistenza Testimonianze del Clero piacentino durante la guerra partigiana, Tipografia Columba, Bobbio (Pc) 1985.
- G. Vietti, L’Alta Val Taro nella Resistenza, Anpi, Parma 1980.
- L. Tarantini, La resistenza armata nel Parmense. Organizzazione e attività operativa, Istituto storico della resistenza, Parma 1978.