Museo dell'Internamento e Tempio nazionale dell'Internato Ignoto

Veneto | Padova (PD)

Il luogo e le vicende

L’armistizio dell’8 settembre 1943 provocò l’immediata rappresaglia dei tedeschi che catturarono e deportarono in Germania circa 800.000 soldati italiani (ma le cifre non sono esatte). Il 20 settembre 1943 Adolf Hitler decise di trasformare quei prigionieri in internati militari (IMI), togliendo loro la qualifica di “prigionieri di guerra” e quindi la tutela da parte della Croce Rossa Internazionale, e celando, in questo modo, il fatto che la Germania avesse dei prigionieri dello Stato alleato fascista. In un primo tempo, i soldati italiani furono inviati in campi di raccolta in tutta la Germania nazista, mentre gli ufficiali vennero mandati in appositi lager. Tutti i militari furono sottoposti a pressioni per aderire all’Asse, pressioni alle quali solo una minoranza cedette. La maggior parte degli IMI, infatti, preferì i lager piuttosto che collaborare con il Reich. La loro vita nei campi, pur non confrontabile con quella dei prigionieri politici e degli ebrei, fu terribile: condizioni igieniche pessime, brutalità e violenze che spesso sfociavano in impiccagioni o fucilazioni. Gli IMI furono, in seguito, adibiti al lavoro forzato e ridistribuiti in tutti gli ambienti dove si richiedessero lavori di fatica. Il 3 agosto 1944 fu firmato un accordo tra Mussolini e Hitler per trasformare gli IMI in lavoratori civili. In questo modo, pur lontani da casa e sottoposti comunque a violenze, i soldati italiani poterono ricevere una minima paga e ottenere un po’ più di libertà.

Il Tempio dell’Internato Ignoto, o chiesa parrocchiale San Gaetano da Thiene, è sorto nel 1953 per ricordare gli IMI che non fecero ritorno dai lager nazisti. Esso si trova a Terranegra, un quartiere del comune esterno di Padova, nell’area della parrocchia fatta ricostruire dal parroco don Giovanni Fortin al suo ritorno da Dachau. In obbedienza al voto fatto nel lager, don Fortin volle che la nuova chiesa fosse eretta a onorare il ricordo dei circa 70.000 italiani morti durante la deportazione e la prigionia. L’Associazione ex Internati si adoperò per conservare nel Tempio padovano una delle poche salme non cremate dai nazisti in fuga, perché rimanesse a monito e a ricordo delle violenze e delle stragi perpetuate nei campi di concentramento: essa fu prelevata da un cimitero della città tedesca di Colonia e in un primo tempo collocata sopra l’Altare della Patria a Roma, da dove, il 5 settembre 1953, fu portata a Padova su un vagone speciale. La popolazione e i familiari di tutti i caduti e i deportati onorarono la salma per tre giorni. Il 9 settembre 1953 il feretro fu tumulato nella tomba, opera di Mirko Vucetich, collocata nella cappella di sinistra del pronao antistante l’ingresso al Tempio. Oggi l’interno del Tempio, divenuto ossario dal maggio 2005, contiene le urne dei defunti nei campi di concentramento. Sul suo fianco destro, ha sede, dal 1955, il museo dell’Internamento, unico del suo genere in Italia e intitolato a Paride Piasenti, per cinquant’anni presidente dell’Associazione nazionale ex internati (ANEI). Ristrutturato nel 1999 in collaborazione con l’ANEI e gli enti pubblici, il museo è dedicato alla tragedia dei campi di sterminio nazisti e conserva foto e cimeli raccolti da don Giovanni Fortin. Antistanti alla struttura sono state collocate tre targhe commemorative in rame a ricordo dei 500.000 Rom e Sinti caduti nei lager, ma anche della solidarietà, della fatica e del martirio di tutti gli IMI. Disposto secondo un itinerario didattico, il museo si sviluppa in tre sale. Una prima sala è dedicata alla storia e, attraverso 9 pannelli fotografici, ripropone le vicende locali, nazionali e internazionali vissute durante la Seconda guerra mondiale. La seconda sala, conseguenza della prima, è centrata sulla memoria attraverso l’esposizione di alcuni cimeli ritrovati nei campi di concentramento, e raccoglie quindi le impressioni suscitate nei visitatori. Sotto teche di vetro sono conservate gavette e posate, radioriceventi di fortuna (come la radio “Caterina” costruita dagli IMI internati nel campo di Sandbostel), un presepe intagliato nell’alluminio delle gavette, un piccolissimo diario di Piasenti e una teca con gli averi essenziali di don Fortin. Il museo raccoglie anche cimeli provenienti da ogni parte d’Italia, come il plastico che riproduce il lager di Sandbostel (tra l’Elba e il Weser) donato dal Museo della Liberazione di Roma. La terza sala è un auditorium dove vengono allestite mostre temporanee, alle cui pareti è esposta una mostra permanente di quadri dipinti dagli ex internati o dai loro familiari. Dal 5 ottobre 2008, di fronte al Tempio e al museo, sorge il Giardino dei Giusti nel mondo, in cui si onorano i Giusti di alcuni genocidi del XX secolo: quello armeno, quello ebraico, quello ruandese e quello bosniaco.

Parrocchia del Tempio dell’Internato Ignoto; gestione comunale