Lombardia | Lecco (LC)
- resistenza nelle città
Il luogo e le vicende
Per giorni, dopo la notizia dell’armistizio dell’8 settembre 1943, transitarono per Lecco decine e decine di militari in fuga che cercavano rifugio in Valsassina o nella più lontana Valtellina e, con loro ‒ anch’essi a decine ‒ russi, slavi, inglesi, americani e francesi, fuggiti dai vari campi di prigionia del Bergamasco. Nelle valli e sulle montagne, dunque, fin da quelle settimane di settembre si costituirono i primi gruppi di “ribelli”, mentre in città solo nel novembre si costituì il Cln, composto dai rappresentanti di tutte le forze politiche. Esso operò per fornire armi, cibo e materiali agli uomini nascosti in montagna e per formare squadre armate in città, chiamate “formazioni territoriali”, con lo scopo di sabotare le vie di comunicazione e la produzione industriale, di agevolare la fuga dei ricercati e, nel caso dei Gap, di colpire direttamente tedeschi e fascisti. Tra l’autunno e l’inverno, sulle montagne, si scatenarono i primi rastrellamenti nazisti che misero a dura prova l’organizzazione partigiana. Essa, tuttavia, si rafforzò presto nella primavera successiva quando molti gappisti dovettero risalire le valli e abbandonare la città per loro ormai invivibile perché ovunque ricercati. Anche nelle industrie belliche lecchesi la vita si fece sempre più difficile e il 7 marzo 1944, come nel resto del nord Italia, dalla Bonaiti alla Fiocchi, dalla Badoni alla File, dall’Arsenico alle Acciaierie e Ferriere del Caleotto, i lavoratori incrociarono le braccia: nessuna astensione vera dal lavoro (la deportazione era la risposta tedesca), ma scioperi bianchi, cioè essere presenti al posto di lavoro ma non lavorare. La questura di Como fece arrestare una trentina di operai dei quali 19 morirono poi nei campi in Germania. Oltre ai gappisti ricercati molti altri giovani continuarono a salire in montagna, chi perché renitente alla leva, chi per tentare di espatriare nella vicina Svizzera. Superati i pesanti rastrellamenti nazisti di giugno, dopo l’estate l’organizzazione militare si rafforzò notevolmente: la 40ª Brigata Matteotti a nord e la 55ª Brigata Rosselli a sud si unirono e diedero vita alla 1ª Divisione Garibaldi Lombardia, cui si affiancavano altre due formazioni autonome, la “Cacciatori delle Grigne” e la 86ª Brigata “Issel” che operava in Val Taleggio e nelle zone che confinavano con la Valsassina. Nel basso Lecchese, invece, l’attività partigiana rimase piuttosto pericolosa, sia per la sua particolare posizione – a 50 km da Milano sulla linea stradale e ferroviaria per lo Stelvio – sia per la presenza, oltre che di presidi fascisti, di comandi e servizi della legione SS italiana e, a Merate, del quartier generale della divisione SS-Osttürken.
Le Sale della Resistenza di Lecco si trovano, insieme al Museo di Storia Naturale e al Museo Archeologico, a Palazzo Belgiojoso e fanno parte dei Musei civici della città. Una prima esposizione era stata inaugurata nel 2001 con parte dei materiali che, dai primi anni Settanta, erano stati raccolti nella sezione Resistenza del Museo del Risorgimento nella Torre Viscontea. Si trattava di una piccola collezione di documenti, immagini, ritagli di giornale e cimeli esposti in due vetrine e accompagnati da pannelli a muro che ripercorrevano alcune tappe della storia lecchese tra il 1921-22 e il 1945, con naturale riguardo per la lotta partigiana. L’attuale allestimento, invece, privilegia le sue funzioni didattiche attraverso lo sviluppo dei supporti multimediali e l’utilizzo d’immagini, documentari e film, oltre ai tradizionali reperti e cimeli. Le sale attuali del Museo Storico della città sono dunque dedicate alla storia sociale, economica, culturale e politica di Lecco e della sua provincia dal Risorgimento alla Resistenza. La Sala del Risorgimento si sviluppa attorno al protagonismo e al ruolo dei lecchesi ‒ dai garibaldini agli industriali ‒ nel processo risorgimentale, esponendo cimeli vari, armi, divise , proclami, avvisi a stampa, autografi di Giusepep Mazzini, ritratti, incisioni e fotografie relative ai personaggi più illustri del Risorgimento lecchese e ai raduni dei veterani garibaldini Una seconda sala è dedicata alla storia industriale del territorio. Nata da un progetto del Si.M.U.L. e del Rotary Club Lecco ‒ cui hanno contribuito enti territoriali, associazioni di categoria, sponsor privati e numerose aziende lecchesi ‒ la sala presenta le aziende, gli imprenditori, le maestranze e le tecnologie che hanno fatto di Lecco una delle più importanti realtà industriali del Paese. Nella sala sono installate innovative metodologie informatiche, con totem touch screen e un megaschermo interrogabile a distanza con finger mouse virtuale che consentono, attraverso filmati, fotografie d’epoca e commenti sonori, l’accesso alle testimonianze dello sviluppo metalmeccanico e metallurgico, dalle sue più antiche origini alla recente deindustrializzazione. Accanto a questa documentazione immateriale, la sala espone poi attrezzi d’epoca provenienti dalle ditte Odobez e Melesi, come una chiodatrice del 1930. Le sale della Resistenza espongono documenti originali, lettere di esponenti dell’antifascismo lecchese, fotografie, manifesti a stampa, giornali, reperti militari, dall’affermazione del Fascismo alla fine della Seconda guerra mondiale, naturalmente con particolare riguardo al periodo della lotta di Liberazione. Rispetto all’esposizione precedente, dal 2013, il percorso espositivo è stato arricchito con alcune incisioni e acqueforti di Giansisto Gasparini, e con un monitor touch screen, tramite cui il visitatore può fruire di mappe interattive, testi d’approfondimento, materiale fotografico e sequenze video di capolavori cinematografici. I contenuti sono organizzati secondo itinerari tematici, che privilegiano aspetti della vita quotidiana durante la Repubblica di Salò (I bombardamenti, L’approvvigionamento alimentare, L’economia industriale e la militarizzazione delle fabbriche) e la realtà politica e militare del movimento antifascista e patriottico in provincia di Lecco (Le formazioni partigiane, Il ruolo delle donne, l’antifascismo cattolico e il contributo del clero, Il ruolo dei militari, Il 25 aprile).
- Biblioteca
- Archivio storico
- Archivio fotografico
- Aula didattica
- Sala conference
- Book shop
- Visite guidate
- Accesso disabili
- Parcheggi in zona e posti auto per disabili
- Palazzo Belgiojoso, Corso Matteotti 32 - Lecco (LC)
- 0341-481248
- segreteria.museo@comune.lecco.it
- www.museilecco.org
- Museo della Resistenza comasca di Dongo
- Museo Civico Storico G. Garibaldi di Como
- Museo storico G. Lazzarini di Merate
- Museo Storico di Bergamo
- Giancarlo Bertieri Bonfanti, La preparazione e la partecipazione alla Resistenza dell’antifascismo cattolico. Taluni aspetti a Milano e nel Lecchese, Tip. L. Morara, Roma 1964.
- Silvio Puccio, Una resistenza. Antifascismo e lotta di liberazione a Lecco e nel lecchese, 1922-1945, Nuova Europa, Milano 1965.
- Umberto Morandi, Azioni partigiane e rastrellamenti nazifascisti dal settembre ’43 all'aprile ’45 nel territorio lecchese, Comune di Lecco, Lecco 1981.
- Aroldo Bernini, Nerina non balla. Resistenza e guerra di Liberazione tra Lecco, Brianza e Valsassina, Periplo, Lecco 1995.
- Una lunga storia di libertà: dalla Resistenza all’impegno sindacale. Testimonianze degli antifascisti lecchesi, Logos, Lecco 1996.
- Anpi Lecco (a cura di), Lecco 1943 1945. Luoghi del potere fascista, luoghi dell'occupazione tedesca, luoghi della Resistenza, 2010.