Parco della Memoria Storica

Campania | San Pietro Infine (CE)

Il luogo e le vicende

San Pietro Infine è un comune situato al confine tra le province di Caserta, Isernia e Frosinone, a soli dieci chilometri da Cassino, e sorge nel luogo dove fino alla Seconda Guerra mondiale c’era il vecchio paese, alle pendici del Monte Sammucaro.

In posizione di importanza primaria sulla Linea Reinhard, nel dicembre 1943 San Pietro Infine fu duramente conteso in una serie di pesanti scontri fra tedeschi e angloamericani, durante i quali l’abitato fu quasi totalmente distrutto (al 98%) e circa trecento civili furono uccisi. Per sfuggire ai bombardamenti la popolazione decimata abbandonò il paese e si rifugiò nelle grotte scavate nei fianchi delle colline circostanti.

Per a verità, la guerra era già arrivata a San Pietro Infine anche prima del dicembre 1943, perché nel mese di novembre il paese era stato teatro di tre stragi naziste, nelle quali 17 persone – tra il 9 e l’11 – furono uccise nei campi o nelle grotte dove avevano trovato rifugio. A queste si aggiunsero altre due donne, uccise a colpi di mitragliatore nei giorni seguenti perché uscite dalle grotte in cerca di cibo e sorprese nei pressi di una cappelletta.

Diverse e contraddittorie risultano ancora oggi le motivazioni della strage. Si racconta infatti che una pattuglia delle “SS” avesse trovato alcuni civili con scarponi e abbigliamento militare di fattura tedesca, presi forse a soldati morti per proteggersi dal freddo, oppure che alcuni civili fossero stati sorpresi in una zona proibita mentre altri si fossero rifiutati di abbandonare i rifugi dove si erano riparati a causa dei bombardamenti. Secondo un’altra versione un gruppo di civili si era impossessato, prelevandoli da alcuni muli abbandonati, dei rifornimenti per il fronte. In ogni caso, qualunque sia stata la motivazione, la sproporzionata reazione tedesca fu delle più feroci e spietate.

I loro nomi, insieme a quelli delle tante vittime, civili e militari, dell’autunno-inverno del 1943, sono ricordati da una lapide posta nella piazza del museo e, in generale, dall’esistenza stessa del Parco della Memoria, che rende San Pietro Infine molto simile alla francese Oradour sur Glane.

Nel dopoguerra fu scelto di non ricostruire il paese come e dove era, ma altrove, lasciando le rovine come monumento alle vittime e monito per il futuro. Questa è l’origine del Parco della memoria, nel quale l’intero paese è diventato il museo di se stesso.

Dal 2004, grazie ad un progetto delle Officine Rambaldi (la nota impresa di effetti speciali per il cinema), sono stati recuperati alcuni edifici che ospitano il Centro Visite, il Museo Multimediale ed un albergo. Il Museo Multimediale immerge il visitatore in un percorso pieno di suggestioni e installazioni volte a sollecitare una partecipazione più emotiva che razionale. Le opere “dinamiche” ideate dall’officina dell’artista si sviluppano sulla base dalla storia, secolare ma bruscamente interrotta, di San Pietro, dalle origini più antiche agli eventi della contemporaneità bellica.

Il visitatore percorre il corso della storia accompagnato da effetti visivi e sonori e dalla materialità degli elementi (l’acqua, il buio). Grande è l’effetto della “discesa” in grotte e cunicoli (che può essere replicata nei luoghi stessi circostanti). Al termine –vero culmine delle emozioni – vi è la sala in cui viene proiettata la versione ufficiale del documentario di John Huston, girato nel 1945.

Infatti, proprio fra gli sfollati e i vicoli del paese provato da 15 giorni continui di bombardamenti, John Huston, allora giovane regista, venne inviato dallo Stato maggiore dell’Esercito americano a girare il celebre documentario “The Battle of San Pietro”. Huston diede particolare spazio alle vicende della popolazione, divenuta protagonista – insieme ai soldati alleati – del film di guerra. Con esso si dovevano mostrare ai cittadini statunitensi i motivi per cui era giusto combattere per la libertà dell’Europa, spiegare i ritardi dell’avanzata verso Roma e documentare i progressi della Campagna d’Italia.

Nel corso del tempo la Fondazione parco della memoria storica che gestisce il luogo, ha sapientemente utilizzato il rimando culturale che nasce dal capolavoro del regista statunitense ed ha dato vita ad un Festival del cinema, documentario e reportage giornalistico di guerra del titolo “Storie nella Storia”.